«Gravemente ingiusto» il filmato Bbc
Padre Lombardi: presa di mira la figura del cardinale Joseph Ratzinger
Una cosa è portare alla luce problemi scottanti tramite denunce di tipo giornalistico. Un’altra storia è se tali indagini diventano «non veritiere, così da essere strumentalizzate per distruggere invece che per costruire». Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa Vaticana, giudica il filmato inglese Sex crimes and the Vatican non solo «parziale», ma «gravemente ingiusto» nei confronti di Benedetto XVI. Ieri – il giorno dopo la messa in onda dell’inchiesta, preceduta da veementi polemiche, durante la trasmissione Annozero – il responsabile dei rapporti con i media della santa Sede è intervenuto sulla vicenda con un commento affidato ai microfoni della Radio Vaticana, di cui è direttore generale.
Innanzitutto il gesuita ha indirizzato la sua critica al reportage realizzato da Colm O’Gorman, presente anche lui alla trasmissione di giovedì su Raidue e da bambino vittima di abusi da parte di un sacerdote, come altri testimoni che hanno raccontato le loro vicissitudini ad Annozero. «Animato da una sensibilità ferita, – ha sottolineato padre Lombardi – il documentario tratta fatti drammatici in un quadro di prospettiva evidentemente parziale, e diventa gravemente ingiusto quando appunta le sue critiche sulle motivazioni di documenti ecclesiali di cui viene svisata la natura e la finalità, e quando prende di mira la figura del cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI». È questo il punto
nodale della riflessione. Infatti, spiega poco dopo Lombardi, «le denunce possono certamente spingere ad affrontare e risolvere problemi sottovalutati o nascosti. Allo stesso tempo non devono diventare non veritiere, così da essere strumentalizzate per distruggere invece che per costruire».
L’atteggiamento della Chiesa, al contrario, è improntato proprio a costruire. Per il gesuita le argomentazioni contrapposte alle tesi del documentario e della trasmissione dai due ecclesiastici ospiti – il vescovo Rino Fisichella e il sacerdote Fortunato Di Noto – hanno dimostrato che nella comunità cristiana «c’è la forte volontà di guardare in faccia i problemi con obiettività e di affrontarli con lealtà». Non solo, «c’è chi si impegna con competenza e dedizione sul fronte della lotta alla pedofilia conoscendone assai meglio la natura e le dimensioni di quanto non risulti da prospettive condizionate dalle tesi antiecclesiali». La presenza di don Di Noto davanti alle telecamere ne era la dimostrazione vivente. Insomma, riprende lo stretto collaboratore di Papa Ratzinger, la Chiesa non si trincera al di fuori della storia e non nasconde ciò che di ingiusto avviene al suo interno. Anzi, «ha dovuto imparare a sue spese le conseguenze dei gravi errori di alcuni suoi membri ed è diventata assai più capace di reagire e di prevenire». Allora, l’invito che padre Lombardi formula è improntato alla collaborazione, e non allo scontro tra società e Chiesa, per risolvere davvero il dramma dei bimbi abusati. «È giusto – conclude – che anche la società nel suo insieme si renda conto che nel campo della difesa dei minori e della lotta alla pedofilia ha un lungo cammino da compiere. La esperienza della comunità ecclesiale, che conta nella sua lunga storia incalcolabili meriti di impegno per la gioventù, dovrà essere un elemento importante per collaborare costruttivamente in questa direzione».