Cina, un cristiano condannato a cucire i palloni dei Giochi
Tre anni di carcere passati cucendo, a mano, i palloni da calcio, che Pechino utilizzerà durante i prossimi Giochi Olimpici, nel 2008. È questa la vicenda che ha visto protagonista Cai Zhuohua, secondo quanto appreso da AsiaNews, il leader protestante cinese condannato nel 2005. Le autorità comuniste lo accusano di essere un «trafficante illegale di Bibbie» e di avere tenuto in custodia un deposito contenente più di 200mila testi con lo scopo di sostenere clandestinamente l’educazione religiosa in tutta la Cina. Un’attività di «contaminazione» considerata sovversiva dalle autorità con la «complicità» della moglie Xiao Yunfai e del cognato: 24 mesi di carcere per la donna, 18 per il cognato. La scoperta del materiale religioso costerà al pastore protestante controlli e minacce continue da parte della polizia anche dopo i tre anni di prigionia. Oggi, scontata la pena, Cai è infatti costretto a presentarsi ogni mese davanti agli agenti della pubblica sicurezza di Pechino. Senza cancellare i segni della lunga detenzione. I tre anni in carcere tra solitudine, minacce, costrizioni e lavori forzati. Dodici ore al giorno destinate interamente all’opera di «rieducazione mediante il lavoro», da scontare dentro le mura del campo di lavoro della città di Tianjin, 150 chilometri a Sud di Pechino. Ma per Cai, affetto da una pesante miopia, cucire quei palloni che Pechino metterà in campo durante i prossimi Giochi Olimpici è costato fino a 14 ore al giorno. Tre anni di deterioramento, fame, stenti e abiezione, con il divieto perentorio, predisposto dalle autorità cinesi, di leggere la Bibbia e altri testi religiosi. Dopo l’arresto, avvenuto nel centro di Pechino nel settembre 2004, la «China Aid Association» (Caa), l’organizzazione statunitense che controlla la situazione della libertà religiosa in Cina, ha continuato a seguire la storia del pastore protestante, denunciando i ritmi disumani ai quali i carcerati cinesi come Cai sono sottoposti nei campi di rieducazione di Pechino. Oggi il pastore, nonostante abbia scontato l’intera pena, vive in uno stato controllato di semi libertà. «Si sente ancora in carcere. Gli agenti lo hanno minacciato duramente», ha riferito la madre ad AsiaNews, raccontando dei lunghi giorni di prigionia del pastore, delle sue visite mensili in carcere, della disperazione di fronte alle esasperazioni fisiche del figlio. Le statistiche ufficiali in Cina parlano di 10 milioni di protestanti a cui è permessa la pratica del cristianesimo protestante, ma solo all’interno del Movimento delle tre autonomie (Mta), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao. I protestanti non ufficiali, che si radunano nelle «chiese domestiche» non registrate, sono stimati in più di 50 milioni. Il movimento delle Tre autonomie gode oggi di una relativa tolleranza da parte delle autorità, purché rispetti le restrizioni che il governo impone. Le comunità familiari, invece, dichiarando di riconoscere solo l’autorità di Gesù Cristo sulla Chiesa, sono disposte a svolgere preghiere e attività anche clandestinamente, pur di non sottoporsi alle restrizioni volute dalle autorità di Pechino.