Premesse al Risorgimento Italiano
Prima di passare a trattare del Risorgimento italiano, è necessario fare una premessa sulla divisione territoriale e politica che presentava la penisola italiana nella prima metà del diciannovesimo secolo. Non va dimenticato che le divisioni fra Stato e Stato, fra Regno e Regno in Italia, erano presenti dall’epoca della fine dell’Impero romano e l’inizio delle invasioni barbariche, avvenuti intorno alla seconda metà del 400 dopo Cristo. Quindi per 1500 anni l’Italia era rimasta divisa.
Il Piemonte e la Sardegna facevano parte della Savoia, un regno governato da sovrani di origine francese. La Lombardia, il Veneto, il Friuli e parte del Trentino costituivano il Regno lombardo Veneto, governato dall’imperatore austriaco; l’Umbria le Marche, il Lazio, e parte dell’Emilia Romagna, formavano lo Stato Pontificio governato dal Papa; il Granducato di Toscana era governato da Leopoldo II, parente dell’imperatore austriaco, e il meridione infine, – inteso come l’insieme dei territori che vanno dall’Abruzzo alla Sicilia -, era governato dai Borbone, che erano spagnoli. Basta questo per comprendere quanto detto sopra, a riguardo della divisione territoriale e del dominio esercitato dai sovrani stranieri nella nostra penisola.
Il Risorgimento fu quel periodo della storia nazionale compreso fra il 1831 e il 1860, in cui vennero create le premesse che portarono all’unificazione d’Italia sotto l’autorità di un unico sovrano: Vittorio Emanuele II di Savoia. La proclamazione del Regno d’Italia fu preceduta dalla cacciata dalla penisola dei sovrani austriaci e spagnoli. Nel 1870 infine, ci fu la presa di Roma e la proclamazione della cessazione del potere temporale pontificio.
Per meglio comprendere questo periodo storico sarà opportuno dividerlo in due parti: la prima, che va dal 1831 al 1848, e la seconda, che va dal 1848 al 1860.
I moti del 1831: in seguito allo scoppio della rivoluzione del 1831 in Francia, in Italia, nel ducato di Modena, presero avvio dei moti rivoluzionari, organizzati dal duca di Modena Francesco IV con la collaborazione dei patrioti modenesi, tra questi, va ricordato Ciro Menotti. L’intenzione di Francesco IV e dei suoi fiancheggiatori, era quella di estendere la rivoluzione al resto agli stati sottomessi alle autorità austriache per liberarli, e dar vita ad un nuovo regno: il Regno dell’Italia settentrionale, di cui lo stesso Francesco IV avrebbe assunto la reggenza. Tale progetto ebbe un’attuazione diversa rispetto a quella prospettata in origine, poiché Francesco IV temendo una dura reazione da parte degli austriaci, decise di rinunciare alla guida dei moti. Nonostante la decisione del duca, il moto scoppiò lo stesso, il 2 febbraio 1831, a Bologna, estendendosi in breve, alle provincie marchigiane.
In seguito al dilagare delle rivoluzioni, si costituì un governo delle provincie unite, con sede a Bologna, e un esercito, formato da volontari intenzionati a marciare verso Roma, contro il papa. Tale stato di cose ebbe breve durata (all’incirca un mese e mezzo), poiché gli austriaci, – dopo aver ottenuto il consenso delle autorità francesi -, attraverso l’intervento delle loro truppe, provvidero a ripristinare l’ordine, sia nel ducato di Modena, che nelle provincie marchigiane.
I moti del 1848 e la prima guerra d’indipendenza: quanto avvenne in Italia nel 1848, fu riflesso di quello che stava avvenendo nel resto d’Europa. In quell’anno infatti, la maggior parte dei paesi europei furono attraversati da rivoluzioni e sommosse popolari, volte ad ottenere maggiori libertà politiche e l’evoluzione in senso democratico delle leggi e delle istituzioni politiche. I moti ebbero inizio ancora una volta in Francia il 22 febbraio 1848 e, nello stesso anno si estesero al resto d’Europa, coinvolgendo: Impero austroungarico, Italia e Confederazione germanica.
Per quanto riguarda l’Italia, la prima manifestazione contro i governanti ebbe luogo a Palermo, nel Regno delle due Sicilie, il 12 gennaio 1848. Il sovrano, Ferdinando di Borbone, concesse una nuova costituzione con la quale, si dava vita ad un Parlamento che fosse maggiormente rappresentativo della popolazione. Il Parlamento previsto dalla costituzione sarebbe stato composto da due camere, la prima formata da uomini scelti dal re, e la seconda composta da deputati scelti da coloro che fra la popolazione, potevano esercitare il diritto di voto, in virtù delle ricchezze possedute (censo). La concessione elargita dal re meridionale, fu imitata dagli altri sovrani del paese; in tal modo prese avvio il processo che avrebbe consentito il passaggio dalla monarchia assoluta, a quella costituzionale. Le costituzioni concesse furono tre: 1) quella di Firenze, concessa da Leopoldo II il 17 febbraio 1848; 2) lo Statuto albertino concesso da Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo 1848; 3) la costituzione concessa dal papa Pio IX, il 14 marzo 1848. Attraverso queste costituzioni, i sovrani si impegnavano a dar vita nei loro regni, a parlamenti di tipo bicamerale simili a quello concesso da Ferdinando II.
La concessione fatta da Carlo Alberto di Savoia, va messa particolarmente in risalto, poiché tale ordinamento, fu lo stesso al quale venne sottoposta l’intera penisola in seguito all’unificazione nazionale.
Mentre avvenivano questi cambiamenti, nel mese di marzo del 1848, nel Lombardo Veneto; sia a Venezia (il 17) che a Milano (il 18), scoppiarono rivolte contro i governanti austriaci, che in entrambi i casi, furono costretti a lasciare le città. Il successo di queste rivolte, incoraggiò Carlo Alberto di Savoia, a dichiarare guerra all’Austria il 23 marzo. All’iniziativa del re piemontese, si unirono anche Ferdinando di Borbone e Leopoldo II di Toscana, fu così che il conflitto fra il Piemonte e l’Austria si trasformò nella prima guerra di indipendenza nazionale. Tale conflitto sebbene coinvolse buona parte dei governanti italiani e della popolazione italiana, ebbe brevissima durata, poiché, verso la metà di maggio dello stesso anno, sia Leopoldo II che Ferdinando di Borbone, si ritirarono, lasciando che le truppe sabaude fronteggiassero da sole le truppe austriache. Questo primo conflitto fra austriaci e piemontesi, terminò fra il 23 e il 25 luglio, con la drammatica sconfitta delle truppe sabaude presso Custoza.
La sconfitta delle rivoluzioni in Italia, nel 1849: mentre nel 1848, l’Italia fu attraversata da rivoluzioni, seguite da concessioni da parte dei vari sovrani, nel 1849 si registrò una brusca inversione di tendenza. Il 1849 fu l’anno in cui nei regni della penisola, avvenne la restaurazione e il ripristino dell’autorità, da parte dei re e dei sovrani delegati al governo.
Nel Regno delle due Sicilie, che fu il primo regno presso il quale, nel quarantotto presero avvio le insurrezioni contro il sovrano, il 15 maggio dello stesso anno a causa dell’impossibilità di giungere ad un accordo – fra i deputati del neonato Parlamento ed il re Ferdinando II – sui poteri da attribuire al sovrano, ci fu la pesante reazione del re, il quale, ricorrendo all’aiuto delle sue truppe, ripristinò la sua autorità in tutto il regno, le ostilità fra le truppe regie e gli insorti, cessarono nella primavera del 1849. La sconfitta degli insorti, fu dovuta al fatto di non aver ottenuto l’appoggio da parte della maggioranza della popolazione.
Nello Stato Pontificio invece, i democratici, dopo l’uccisione del primo Ministro Pellegrino Rossi, incaricato dal papa Pio IX, di presiedere l’assemblea costituente, riuscirono a sobillare la popolazione contro il pontefice e il suo governo. Vista l’impossibilità di poter rimanere nella capitale, Pio IX, fu costretto a lasciare Roma e rifugiarsi a Gaeta, sotto la protezione di Ferdinando II. In seguito alla fuga del papa, il governo a Roma e nel resto dello Stato Pontificio, venne assunto dai democratici che diedero vita ad un governo repubblicano. Nel febbraio 1849, avvenne la proclamazione della repubblica romana. Il governo repubblicano, cessò di esistere nell’aprile del 1849, quando le forze democratiche furono sconfitte dall’intervento dell’esercito austriaco a favore del pontefice. In seguito alla sconfitta dei democratici, il pontefice Pio IX poté far ritorno a Roma e riprendere il governo nell’intero Stato Pontificio.
Anche nel regno Lombardo Veneto, la cacciata delle autorità austriache nel 1848, dalle città di Brescia, Milano e Venezia, fu seguita dalla dura reazione delle forze imperiali, che rientrarono in possesso della loro autorità e delle loro funzioni fra i mesi di marzo e di aprile del 1849.