Le ultime ore con i familiari vicini: “Era sereno”
Il monsignore si è spento nella sua casa di Barasso: “Solo Dio decide quando dire basta”. E’ rimasto lucido fino alla fine
Loreto (Ancona), 3 ottobre 2007 – “Negli ultimi tempi non faceva altro che parlare della morte. Lo faceva spesso ma con serenità. Quest’uomo, di pomeriggio, l’ho trovato spesso, solo, in Basilica a pregare. E tutte le sante mattine alle 6.30 andava in Santa Casa a recitare il Rosario”. Don Lamberto Pigini, patron del Pigini Group, si commuove alla notizia della scomparsa di monsignor Gianni Danzi. “La sua lettera-testamento, che ha fatto leggere in tutte le parrocchie della Delegazione, è un’autentica reliquia, un profondo insegnamento di vita cristiana”.
A un mese esatto dalla conclusione dell’Agorà dei giovani monsignor Danzi si è spento, lontano da Loreto, nel suo lettuccio in ferro nella casa di riposo Rovera Molina di Barasso. Un sole caldo d’ottobre brillava ieri sulla cupola mariana e incendiava la statua della Vergine, sovrastante il cupolone. Risplendeva come mai la Madonnina così cara al vescovo, sofferente da mesi. La notizia della sua scomparsa è stata accolta con grande commozione dal mondo cattolico. Danzi, 67 anni, era nativo di Viggiù nel Varesotto. Aggredito da un tumore al pancreas è scomparso dopo lunga malattia ieri mattina alle 4.10, assistito dai familiari.
La salma del presule giungerà oggi pomeriggio a Loreto, attorno alle 16, e verrà collocata nella Cappella Tedesca del Santuario. Il Rettore della Basilica, padre Marzio Calletti, ha già predisposto due veglie di preghiera alle 21 di stasera e di domani sera.
Funerali: i fedeli potranno rendere omaggio alla salma di monsignor Danzi fino a venerdì, quando alle ore 10 verrà celebrato il solenne funerale dal cardinale Sergio Sebastiani, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI, e dal cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, dai vescovi marchigiani e dalla comunità sacerdotale loretana.
“Ero molto legato al vescovo — confida padre Marzio Calletti nel suo accento pesarese —. Mi voleva bene, come io ne volevo a lui. Doveva venire domani, ricorrenza di San Francesco per festeggiare i miei 25 anni di ordinazione. Ovviamente ho annullato tutto. L’ho sentito giovedì scorso al telefono. Era stanco. Capiva e mi ha detto che mi avrebbe inviato un messaggio da far leggere domenica in chiesa. Che uomo era? Poteva sembrare scontroso ma era buono e schietto”.
Sul cilindro, all’ingresso della porta che s’affaccia sulla piazza, campeggia ancora un messaggio di Danzi ai loretani. “Ho desiderato questo pellegrinaggio della Madre tra le nostre case, nei nostri luoghi di lavoro, di svago, di divertimento: là dove la nostra vita si svolge, affinché ci aiuti ad affidarci alla bontà di Dio”. Un messaggio che ricalca tutta la sua vita spesa al servizio della Vergine e di Cristo e che si ritrova anche nel suo ultimo testamento spirituale. “Sento sempre più portarmi all’incontro definitivo con Cristo che dalla croce continua a dirci: ‘Attirerò tutti a me’… La Madre ai piedi della croce, accompagna il Figlio nel ritornare al Padre e quindi accompagna anche ognuno di noi…”.
Un richiamo che ricalca l’insegnamento del suo grande amico Karol Wojtyla. Il Papa “santo subito”, il pontefice sofferente del “Totus tuus” a Maria, il Lolek che amava i giovani e che si è consumato per i giovani. Giovanni Paolo II ha voluto Danzi a Loreto e il presule di Viggiù non ha tradito le aspettative per un compito difficile. Da una decina di mesi il male lo ha aggredito ma non l’ha mai dato a vedere. “Non si è mai lamentato — conferma padre Marzio — né si è mai risparmiato nei giorni dei preparativi per la visita di Benedetto XVI”.
Dopo le fatiche dell’Agorà monsignor Danzi s’è recato dai familiari nel Varesotto, ma la morte della cognata, a metà settembre, gli ha inferto un altro colpo. L’ultima uscita pubblica è dell’11 settembre a Bisuschio, nella Val Ceresio, per la settimana dei giovani. Ha presentato la statua bronzea di due metri raffigurante Wojtyla, opera dello scultore di Pordenone Fiorenzo Bacci, già esposta durante l’Agorà a Loreto.
Doveva tornare, se la malattia glielo avesse permesso, per giovedì. Non solo per festeggiare il venticiquesimo di ordinazione del Rettore ma per inaugurare ufficialmente la sua ultima opera caritativa: la Comunità Cenacolo Casa di Nazareth, a Montorso. “Una comunità per ex tossici — spiega padre Marzio Calletti — fortemente voluta da Danzi che vi ha investito anche molto danaro e che ospita 13 giovani, diretta da suor Elvira”.
L’ultimo pensiero di Danzi è andato proprio a questi “suoi nuovi figli” che ha affidato alla comunità loretana.