Un appello a perseverare nel cammino ecumenico
New York, 19. Un incontro ecumenico nella chiesa di San Giuseppe a New York ha sigillato la prima giornata nella città simbolo dell’America cosmopolita e interrazziale. Nella parrocchia degli immigrati tedeschi il Papa è stato accolto dal parroco e dai duecentocinquanta leader nazionali e locali di una decina di Chiese e confessioni cristiane. Il saluto a nome dei presenti gli è stato rivolto da monsignor Dennis Sullivan, vicario generale dell’arcidiocesi. La lettura di un passo della lettera di Paolo agli Efesini (4, 1-6) ha preceduto il discorso di Benedetto XVI, incentrato sul contributo offerto al movimento ecumenico mondiale dai cristiani degli Stati Uniti. Esortando a perseverare su tale strada, il Papa ha anche messo in guardia contro le cosiddette “azioni profetiche” fondate sul principio delle “opzioni locali”, che tendono a stravolgere credenze e comportamenti cristiani fondamentali, auspicando quella unità di fede, di speranza e di amore profetizzata da un pioniere dell’Ut unum sint, come padre Paul Wattson.
Alla fine della cerimonia, dopo la recita comune del Padre nostro, il Pontefice ha salutato alcuni leader nazionali e locali delle principali Chiese e confessioni cristiane degli Stati Uniti. Tra questi l’arcivescovo Demetrios, primate della Chiesa ortodossa in America ed esarca del Patriarcato ecumenico; l’arcivescovo Khajag Barsamian, primate della Chiesa armena americana; il reverendo Donald McCoid, della Chiesa luterana, e il reverendo Wesley Granberg-Michaelson, segretario generale delle Chiese riformate in America; con loro, anche gli esponenti delle numerose Chiese presbiteriane, metodiste, pentecostali ed evangeliche che alimentano il dialogo ecumenico in un Paese in cui il secolarismo rischia di minare, rigettandola, la verità trascendente su cui esso ha fondato la propria democrazia.
Il confronto che la Conferenza dei vescovi cattolici (Usccb) sta curando attraverso il suo Comitato per gli affari ecumenici e interreligiosi si articola in particolare su nove dialoghi, molti di questi avviati da oltre quarant’anni.
Oltre a questi, la Usccb cura anche i rapporti con due organizzazioni ecumeniche, citate dal Papa nel suo discorso nella chiesa di San Giuseppe. Si tratta della Commissione fede e ordine del “Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Usa” e delle “Chiese cristiane insieme negli Usa”.
Dal 1968 la Usccb è membro a pieno titolo della Commissione succitata del Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Usa, con cinque teologi che rappresentano la Conferenza negli incontri che si tengono due volte l’anno. Il fine della Commissione è quello di “chiamare le Chiese all’obiettivo dell’unità visibile in una sola fede e in un unico discepolato eucaristico, espressa nell’adorazione e nella vita comune in Cristo, e di progredire verso tale unità affinché il mondo creda”.
Nei prossimi quattro anni (2008-2011) la Commissione studierà l’unità nella missione, la giustificazione e la giustizia, nonché la natura e la missione della Chiesa.
Per quanto riguarda la “Christian Churches Together in the Usa” (le Chiese cristiane insieme negli USA) il dialogo è partito invece nel 2006. Gli incontri hanno una frequenza di una volta l’anno. L’associazione ha un presidente cattolico: l’arcivescovo Wilton Gregory. La Usccb fra l’altro è membro fondatore di “Christian Churches Together in the USA”. Attualmente ne fanno parte quarantatré enti religiosi e organizzazioni collegate. Questo organismo nazionale riunisce i rappresentanti di tutte le famiglie cristiane negli Stati Uniti, tra cui evangelici/pentecostali, ortodossi, cattolici romani, protestanti tradizionali e Chiese razziali e etniche.
La struttura consente ai diversi enti cristiani di stabilire rapporti e di parlare con una sola voce ogni volta che ciò è possibile. Attualmente ha lanciato un’iniziativa per far fronte alla povertà negli Stati Uniti.