Una breve riscostruzione del percorso giuridico
Eluana Englaro, nata il 25 novembre 1970, è in stato vegetativo permanente dal 18 gennaio 1992 a causa di un incidente stradale.
Per un paio di anni i familiari trasportano Eluana da un ospedale all’altro nella speranza di un suo risveglio. A 12 mesi dall’incidente la diagnosi definitiva: la regione superiore del cervello è andata incontro a una degenerazione definitiva. I medici non lasciano alcuna speranza di ripresa. I genitori vogliono sentire tutti i pareri.
Nel 1994 Eluana entra nella casa di cura di Lecco ‘Beato Luigi Talamoni’, gestita dalla suore Misericordine. Deve essere alimentata con un sondino nasogastrico e idratata.
Il padre di Eluana, Beppino, che nel 1997 diventa il tutore della figlia, comincia la sua battaglia per bloccare l’alimentazione artificiale della ragazza, ‘liberandola’ come ripeterà spesso, da quella non vita. Eluana, sostiene Englaro, aveva più volte detto che non avrebbe mai accettato di vivere in quelle condizioni
La prima sentenza che respinge la richiesta di sospendere l’alimentazione è del Tribunale di Lecco nel 1999. Sempre nel 1999 anche la Corte d’Appello di Milano respinge il ricorso di Beppino Englaro. Nel 2000 Beppino Englaro scrive un appello all’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. La richiesta di sospendere l’alimentazione forzata viene di nuovo presentata e respinta nel 2003 e nel 2006. Nel 2005 anche la Cassazione aveva giudicato inammissibile il ricorso, ma la stessa corte nel 2007 con una nuova sentenza rinvia la decisione alla Corte d’appello di Milano che, il 9 luglio scorso, autorizza la sospensione dell’alimentazione.
Il 31 luglio del 2008 il sostituto procuratore generale di Milano Maria Antonietta Pezza ricorre in Cassazione. Nel frattempo a difesa di Eluana scendono in campo associazioni e comitati etici. I familiari sono decisi ad andare fino in fondo, ma si scontrano subito con la difficoltà a trovare una struttura che assista Eluana verso la morte. Bbottiglie d’acqua furono deposte sul sagrato del Duomo nel luglio scorso da chi ha accolto l’invito che Giuliano Ferrara ha lanciato sulle colonne del Foglio a mettere in atto una “protesta compassionevole” in difesa della vita per non far morire Eluana Englaro.
I legali della famiglia rivolgono una diffida alla Regione Lombardia sollecitata a indicare una struttura sanitaria idonea a mettere in atto il decreto della Corte d’Appello. Il 3 settembre 2008 la Regione, rispondendo alla lettera di diffida del papà di Eluana, afferma che il personale sanitario lombardo non può sospendere i trattamenti sanitari che tengono in vita la paziente
8 ottobre 2008: I giudici della Prima Corte d’Appello Civile decidono per il “non luogo a provvedere” sulla richiesta della Procura Generale di Milano di sospensiva del provvedimento con cui lo scorso 9 luglio era stata autorizzata l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali che tengono in vita Eluana Englaro. La decisione è dunque rinviata alla Cassazione. Lo stesso giorno La Corte Costituzionale dichiara inammissibili i ricorsi presentati dalla Camera e dal Senato contro la sentenza della Cassazione e il decreto della Corte d’appello di Milano
Il 13 novembre la Cassazione autorizza i medici a sospendere l’alimentazione. Diventa quindi definitivo il decreto della Corte di Appello di Milano che, già nel luglio scorso, aveva autorizzato la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale ad Eluana. Il ricorso presentato dalla Procura contro la sentenza di Milano è stato giudicato “inammissibile”.