Don Renato Sacco di Pax Christi Italia traccia il ricordo di mons. Faraj Rahho
“Ci ha accolto a Karamles pochi giorni fa, quando eravamo in Iraq con la delegazione internazionale di Pax Christi. Era consapevole che la vita per i cristiani a Mosul non era tranquilla. Mi disse che aveva ricevuto parecchie minacce ma che queste non potevano impedirgli di stare in mezzo alla gente. Non possiamo restare chiusi in casa – diceva – non posso abbandonare i miei fedeli. Non si può cedere alla logica della paura”. Don Renato Sacco di Pax Christi Italia traccia il ricordo di mons. Faraj Rahho, arcivescovo di Mosul, da venerdì scorso in mano ad una banda di rapitori che hanno anche ucciso i tre giovani che erano con lui. “Queste tre persone assassinate – dice al Sir don Sacco – non hanno abbandonato il loro vescovo e lo accompagnavano nei suoi spostamenti. La loro testimonianza non può essere dimenticata”. Nella visita in Iraq, (11-19 febbraio) abbiamo condiviso con lui il dolore della gente, specie dei profughi cristiani che vivono una situazione di abbandono da parte della comunità internazionale”. “L’esempio di mons. Rahho – conclude – ci ricorda che l’unica strada per sconfiggere la violenza è l’incontro e il dialogo. Per questo speriamo che possa essere liberato e tornare ad essere, con la sua gente, segno di speranza e di pace”. Sabato scorso anche Pax Christi ha diffuso un appello per la sua liberazione.
Rassegna Stampa
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