La Chiesa celebra la memoria di San Giovanni Maria Vianney
Si sono aperte ieri le celebrazioni per i 150 anni dalla morte di San Giovanni Maria Vianney. Oggi la Chiesa ne celebra la memoria. Ma chi era il Curato d’Ars? Ce ne traccia un profilo Sergio Centofanti:
Giovanni Maria Vianney nasce presso Lione, in Francia, nel 1786 da una famiglia di contadini. Vive nel periodo della Rivoluzione francese: è nel tempo della persecuzione che decide di seguire Cristo e farsi sacerdote. E’ pieno di buona volontà, ma la sua formazione culturale è scarsa e non riesce proprio a imparare il latino. Viene sospeso dal seminario: non può diventare prete. Un parroco lungimirante lo aiuta a studiare: finalmente a 29 anni viene ordinato sacerdote. Ma i superiori non credono molto nelle sue capacità … come lui stesso in fondo: sarà sempre tormentato da un sentimento di inadeguatezza a svolgere il ministero sacerdotale. Lo mandano ad Ars, un piccolo villaggio vicino Lione: ha appena 300 abitanti e poco inclini alla pratica religiosa. Il nuovo Curato non corre a far proseliti: si inginocchia nella Chiesa davanti al Tabernacolo e prega. Gli abitanti sanno che c’è, ma non lo vedono: spinta forse più dalla curiosità, una donna anziana si decide a fargli visita. E’ sempre in adorazione del Santissimo. Un’altra entra in Canonica: la dispensa è vuota. “Come fa a vivere?” domanda. “Vedete – rispose lui – vivo!”.
Due anni dopo accorrono da tutta la Francia ad Ars, dove c’è un piccolo Curato che in modo semplice spende la vita per il Vangelo. I mezzi sono molto poveri: ma al centro di tutto c’è la Parola di Dio, i Sacramenti e la sua grande compassione per le sofferenze e le miserie dell’umanità. Resta nel confessionale fino a 14 ore al giorno. In molti ad Ars ritrovano la luce della fede. Consumato dalla fatica il Curato d’Ars muore a 73 anni, il 4 agosto del 1859. Pio XI lo canonizza nel 1925 e quattro anni più tardi lo proclama Patrono dei parroci. Così scriveva San Giovanni Maria Vianney:
“Questo è il bel compito dell’uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa è la felicità dell’uomo sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare…E’ una felicità questa che non si può comprendere”.
Rassegna Stampa
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