Morto l’arcivescovo di Mosul. Il papa: disumana violenza che offende l’Iraq
È l’epilogo peggiore, dopo giorni di apprensione e di speranza. L’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Farj Raho, rapito il 29 febbraio scorso, è morto. Al momento, non si sa ancora se è stato ucciso.
È l’epilogo peggiore, dopo giorni di apprensione e di speranza. L’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Farj Raho, rapito il 29 febbraio scorso, è morto. Al momento, non si sa ancora se è stato ucciso. La notizia è stata confermata all’agenzia Sir dal vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni.
”Lo abbiamo ritrovato privo di vita nei dintorni di Mosul. I rapitori lo avevano sepolto”, ha spiegato. ”I rapitori già da ieri ci avevano detto che mons. Rahho stava molto male, ieri nel pomeriggio ci hanno detto che era morto. Stamattina ci hanno telefonato per dirci che lo avevano sepolto. Alcuni nostri giovani hanno seguito le indicazioni fornite dai rapitori per raggiungere il luogo. Qui hanno scavato e hanno visto il vescovo privo di vita. Non sappiamo ancora se sia morto per cause legate alla sua precaria salute o se sia stato ucciso. I rapitori ci hanno detto solo che è morto”. Personalità della Chiesa caldea stanno portando il cadavere all’ospedale di Mosul per accertare le cause del decesso, mentre i funerali potrebbero svolgersi già domani nella vicina cittadina di Karamles.
Desolato il commento ad Asianews del vescovo di Arbil, mons. Rabban al Qas: “E’ una grande Croce per la nostra Chiesa prima della Pasqua”. Sulla stessa linea il nunzio apostolico a Baghdad, mons. Francis Assisi Chullikatt: “Eravamo fiduciosi di ritrovare mons. Raho in vita. Il Governo aveva promesso un’inchiesta approfondita. Attendiamo ancora la sua conclusione. Anche in questo caso dovranno essere fornite delle risposte e si deve assicurare la sicurezza dei cristiani iracheni”.
Rassegna Stampa
Buddisti e cristiani insieme per educare alla speranza
Nel messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso per la festa del Vesak l’invito ad attingere ai valori trascendenti delle rispettive tradizioni per “rischiarare il cammino dell’umanità e trionfare sul vuoto spirituale che causa tanto male e sofferenze”.