La musica popolare

Alla scoperta delle meraviglie di questo patrimonio culturale

Il  cuore  di  un  popolo  che  esprime  nel  canto  la  sua  storia,  i  suoi  sentimenti,  i  suoi ideali, gioie e dolori, amore e nostalgia, fede e appartenenza

04 Gennaio 2019

Questa estate con alcuni amici, non professionisti ma appassionati di musica e di canto, abbiamo avuto l’occasione di addentrarci nella musica popolare alla scoperta delle meraviglie di questo patrimonio culturale. Il tutto è scaturito dalla provocazione proveniente dalle immagini che ci sono giunte dal Messico dopo il terribile terremoto del settembre 2017, quando squadre di operai e gente comune, al lavoro per recuperare i corpi intrappolati sotto le macerie, intonavano Cielito Lindo...


da Nel Frammento anno XVI n.3/2018

“L’Arte,  non  solo  ideale  rappresentanza  del  Bello  ma  al  servizio  dei  Popoli,  aiutando  a  penetrarne  l’immensa  Cultura”.  Questa affermazione  del  compositore  russo  Modest  Musorgskij  mi  sembra realmente adatta a descrivere sì l’arte, ma vorrei usarla in  questo  caso  per  descrivere  la  musica  e  più  propriamente  la  musica e la canzone popolare, visto che lo stesso Musorgskij, non a  caso,  sebbene  sia  stato  un  musicista  del  periodo  romantico,  è  da  ricordare  come  appartenente  al  cosiddetto Gruppo  dei  Cinque, compositori che alla loro musica conferirono un’impronta nazionale,  e  anche  nazionalista,  intesa  come  riscoperta  delle  musiche  russe  tradizionali  e  del  loro  impatto  sulla  cultura  nazionale. Questa estate con alcuni amici, non professionisti ma appassionati di musica e di canto, abbiamo avuto l’occasione di addentrarci nella musica popolare alla scoperta delle meraviglie di questo patrimonio culturale. Il tutto è scaturito dalla  provocazione proveniente dalle immagini che ci sono giunte dal Messico dopo il terribile terremoto del settembre 2017, quando squadre di operai e gente comune, al lavoro per recuperare i corpi intrappolati sotto le  macerie,  intonavano  Cielito  Lindo,  un  canto  della  tradizione  popolare  messicana.  Un  canto  intonato  spontaneamente  nel  mezzo  dell’oscurità,  nel  mezzo  della  tragedia,  della  morte,  del  tremore: con le parole semplici come quelle di una filastrocca da bambino ma con la potenza di un popolo che canta, che afferma un’appartenenza e che si rivolge come con una preghiera al Cielo. Questo  lavoro  ci  ha  consentito  di  trovarci  di  fronte  ad  una  immensa  bellezza  che  abbiamo  voluto  assaporare  attraverso  un  percorso  che  facesse  sentire  e  vedere  come,  spostandosi  nelle  varie  parti  del  mondo  alla  ricerca  dei  più  belli  e  dei  più  significativi   canti   popolari,   cambiano   certamente   le   parole,   perché  ogni  popolo  ha  la  sua  storia,  la  sua  tradizione  e  la  sua  lingua,  ma  cambiano  anche  le  melodie,  la  musicalità,  i  ritmi,  i  colori... Ogni area culturale infatti ha una sua tradizione musicale e  quindi  canora  dove  gli  stili  vocali  differiscono  fra  loro,  così  come  gli  strumenti  musicali,  i  modi  e  le  forme.  Mentre  il  canto  operistico, pur nelle diverse tecniche o scuole di pensiero, viene studiato e praticato allo stesso modo ovunque nel mondo, il canto popolare, rispecchia la cultura millenaria dei popoli dove nasce, poi si propaga libero e diverso nei vari angoli della terra. L'attività canora si è sviluppata in ogni attività umana: individuali o corali i canti propiziatori, rituali, di lavoro, di guerra, funebri, d'amore, contemplativi scandiscono da sempre ogni manifestazione della vita umana. Lo studioso di tradizioni popolari Giuseppe Pitré ha scritto  che  in  genere  gli  autori  dei  canti  popolari,  gente  molto  umile, componevano i brani alla fine del lavoro durante le ore di riposo. I canti venivano trasmessi oralmente fino a diventare una composizione di patrimonio collettivo: ecco perché la musica di origine  tradizionale  non  appartiene  ad  un  autore  ma  “al  gruppo  sociale, che lo conserva e lo riproduce per mezzo della memoria viva delle persone. Essa è tramandata ai membri più giovani del gruppo attraverso la pratica diretta e non attraverso scuole o libri”. Le  varianti, di  conseguenza,  sono  talmente  numerose  che non esiste una versione che si può dire “originale”... Inoltre, la musica popolare è sempre legata a uno scopo, condiviso con tutta  la  collettività:  ogni  canzone  esiste  per  essere  eseguita  in  una determinata occasione sociale. Ecco allora i canti epici che narrano  imprese  e  storie  eroiche  (molto  diffusi  nei  Balcani  e  in  nord Europa e nel Medio Oriente), le ballate (come le canzoni da taverna britanniche o irlandesi o quelle leggendarie o umoristiche scozzesi),  i  canti  di  lavoro  (come  quelli  afroamericani  da  cui  sono  scaturiti  il  gospel  e  lo  spiritual,  o  gli  street  cries,  le  rime  inizialmente urlate poi abbinate a linee melodiche per richiamare l’attenzione  nei  mercati  inglesi),  i  canti  rituali  (dai  riti  ancestrali  africani  ai  festeggiamenti  per  la  Pasqua),  gli  inni  (patriottici,  mitologici o religiosi), le filastrocche o le ninna nanne, etc... Quindi  se  si  volesse  descrivere  anche  per  sommi  capi  gli  innumerevoli  canti  popolari  nel  mondo  non  basterebbe  una  corposa  enciclopedia.  Noi  ne  abbiamo  proposto  un  piccolo  “assaggio”: dalle sonorità del Messico con Cielito Lindo appunto, ai ritmi delle canzoni folk irish che si intonano nei pub irlandesi; dalla celebre melodia di El Condor Pasa del Perù ai ritmi tradizionali della musica ebraica; dalla vivacità dei canti spiritual e gospel al coinvolgente canto africano Siyahamba. E  la  musica  popolare  italiana?  La  canzone  popolare  italiana  dimostra  che  l’Italia  differentemente  dagli  altri  paesi  ha  ancora  intrisi   nella   sua   “linfa   genetica”   retaggi   culturali   derivanti   delle  varie  dominazioni  straniere,  che  si  rispecchiano  in  una  singolare  diversità  stilistica  tra  canti  popolari  del  nord,  del  sud  e  del  centro.  Che  meraviglia  e  che  differenza  infatti  è  stato  passare da Je te vurria vasà, elevata espressione della canzone napoletana,  a  Badde  Luntana,  canzone  sarda  che  narra  il  dolore  e  la  preghiera  di  una  mamma  che  rievoca  la  morte  di  un  figlio;  da Madonnina  del  Mare originaria  dell’Isola  del  Sole  (comune  di  Grado  in  Friuli  Venezia  Giulia)  a  Nuttate  de  lune, canto  che  narra  la  trepidante  attesa  delle  mogli  dei  pescatori,  proposta  nel  1931  al  Primo  festival  della  Canzone  tenutosi  a  S.  Benedetto  del  Tronto.  Allora,  quali  sono  le  caratteristiche  della  canzone  popolare  italiana?  A  differenza  di  altri  Paesi  come  la  Francia  (dove  le  radici  del vaudeville derivarono  dalla chanson del Cinquecento) o la Germania (con il suo particolare connubio fra musica e poesia, il lied), in Italia per molti anni si è mantenuta una netta separazione fra le composizioni derivanti dalla  cosiddetta  musica  colta  (come  le romanze da  salotto  o  le operette)  e  le  canzoni  popolari  in  dialetto.  In  particolare,  le  tradizioni musicali locali hanno avuto molta difficoltà a superare il proprio confine territoriale, con le significative eccezioni della canzone napoletana e, in forma molto minore, di quella romana e  milanese.  La  separazione  fra  i  due  stili  iniziò  ad  attenuarsi  solo  a  cavallo  fra  XIX  e  XX  secolo  (anche  con  l'influenza  del café-concert  francese)  e  poté  dirsi  superata  solo  con  la  fine  della  Prima  guerra  mondiale.  Alle  ricerche  dell’etnomusicologo  Giulio Fara si deve una suddivisione dell’Italia secondo un’idea del  canto  popolare  come  forma  cantata.  Secondo  il  suo  punto  di  vista  esisterebbero  due  zone:  l’alpina,  che  comprende  il  nord,  più  legato  alle  radici  celtiche  e  che  presenta  per  lo  più  canzoni narrative, e l’italica, che abbraccia il centro sud, legato al canto creativo e d’amore in cui lo sviluppo della forma ha un peso centrale. Queste sono comunque indicazioni di massima, suscettibili  di  ampie  eccezioni,  per  influenza  della  musica  da  ballo  o  delle  culture  etniche  locali  che  propongono  repertori  specifici legati a tradizioni anche extra-nazionali.  Le  linee  melodiche  arcaiche,  di  tradizione  orale,  da  alcuni  anni  vengono  tenute  in  considerazione  da  compositori  di  alto  livello  che, prendendo il materiale in questione, dopo una lunga ricerca delle  tradizioni  folkloriche  locali,  lo  elaborano  trasformandolo  in  una vera e propria opera polifonica, fissandolo così nel tempo e nello spazio e conseguentemente salvaguardando un patrimonio culturale di inestimabile valore che, altrimenti, andrebbe perduto. Grazie a questo lavoro è stato possibile per noi accedere a degli spartiti  e,  cercando  al  contempo  di  immedesimarci  al  contesto  narrativo e al vissuto emotivo di ogni brano musicale che abbiamo proposto,  ne  abbiamo  toccato  il  cuore  pulsante.  Il  cuore  di  un  popolo  che  esprime  nel  canto  la  sua  storia,  i  suoi  sentimenti,  i  suoi ideali, gioie e dolori, amore e nostalgia, fede e appartenenza.

Milena Crescenzi

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