Tradizionalmente la data per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo.
Anche quest’anno quindi è stata celebrata ed ha avuto il tema “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”, con riferimento ad un passo della seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi.
I testi per la liturgia degli otto giorno sono stati congiuntamente preparati e pubblicati dal Pontifício Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese.
In particolare il 2017 segna anche un anniversario importante tra i cristiani: nel 1517 Martin Lutero espresse preoccupazione per quelli che egli considerava abusi nella Chiesa del suo tempo, rendendo pubbliche le sue 95 tesi; pertanto si celebrano i 500 anni dalla Riforma luterana, evento che ha segnato la vita della Chiesa occidentale per diversi secoli. Questo evento ha costituito un tema controverso lungo tutta la storia delle relazioni tra le chiese in Germania e fino ai nostri giorni.
Dalla divisione all’unità
La Riforma Luterana ha per secoli diviso la Chiesa cattolica; lavorare insieme per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stato un traguardo notevole dentro il cammino del vivere come fratelli. La Commissione luterano-cattolica sull’unità ha lavorato instancabilmente per giungere ad una comprensione comune della commemorazione.
Il suo importante rapporto “Dal conflitto alla comunione” riconosce che entrambe le tradizioni si accostano a questo anniversario in un’epoca ecumenica, con i risultati di cinquant’anni di dialogo al loro attivo, e con una rinnovata comprensione della loro storia e della loro teologia.
Si legge in questo rapporto che, distinguendo gli aspetti polemici dagli stimoli teologici della Riforma, i cattolici sono ora in grado di ascoltare la sfida di Lutero alla Chiesa di oggi, riconoscendolo un “testimone del vangelo” (Dal conflitto alla comunione n. 29).
E così, dopo secoli di reciproche condanne e vilipendi, nel 2017 i cristiani luterani e cattolici, per la prima volta, commemoreranno insieme l’inizio della Riforma.
Da questo accordo, e in considerazione del più ampio contesto ecumenico, emerge il forte tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno: “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”.
Quando il Comitato organizzativo nazionale tedesco si riunì nell’autunno del 2014, risultò subito chiaro che il materiale per la Settimana di preghiera 2017 doveva avere due punti focali: da una parte doveva esserci una celebrazione dell’amore e della grazia di Dio, la “giustificazione dell’umanità solo per grazia”, che rifletteva l’istanza cruciale delle chiese marcate dalla Riforma di Martin Lutero; dall’altra parte il materiale doveva anche riconoscere il dolore della conseguente profonda divisione che ha segnato le chiese, chiamando per nome le colpe, e prospettando opportunità per offrire passi di riconciliazione.
È stata, infine, l’esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium (La gioia del vangelo) che ha suggerito il tema per quest’anno con la citazione, al paragrafo n.9, “L’amore di Cristo ci spinge”.
Questa celebrazione confessa pubblicamente i peccati di divisione che sono seguiti alla Riforma e chiede perdono per essi.
Breve sintesi storica da Lutero fino ai nostri giorni
Lutero voleva rinnovare la Chiesa, non dividerla
“Lutero voleva rinnovare la Chiesa, non dividerla”: è quanto ha detto Papa Francesco nel tradizionale incontro (32° visita in Vaticano) con una Delegazione ecumenica della Finlandia, guidata dal vescovo luterano di Turku, giunta a Roma in occasione della Festa di Sant’Enrico il 19 gennaio scorso e nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Queste le parole del Santo Padre:
“Su questo cammino, cattolici e luterani, da vari Paesi, insieme a diverse comunità che condividono il cammino ecumenico, abbiamo percorso una tappa significativa, quando, il 31 ottobre scorso, ci siamo riuniti a Lund, in Svezia, per commemorare l’inizio della Riforma con una preghiera comune. Questa commemorazione congiunta della Riforma ha avuto un significato importante sul piano umano e teologico-spirituale. Dopo cinquant’anni di dialogo ecumenico ufficiale tra cattolici e luterani, siamo riusciti a esporre chiaramente le prospettive sulle quali oggi possiamo dirci d’accordo. Di questo siamo riconoscenti. Nello stesso tempo teniamo vivo nel cuore il pentimento sincero per le nostre colpe. In questo spirito, a Lund è stato ricordato che l’intento di Martin Lutero, cinquecento anni fa, era quello di rinnovare la Chiesa, non di dividerla. Quell’incontro ci ha dato il coraggio e la forza di guardare avanti, nel nostro Signore Gesù Cristo, al cammino ecumenico che siamo chiamati a percorrere insieme. Preparando la commemorazione comune della Riforma, cattolici e luterani hanno preso maggiormente coscienza anche del fatto che il dialogo teologico rimane essenziale per la riconciliazione e va portato avanti con impegno costante. Così, in quella comunione concorde che permette allo Spirito Santo di agire, potremo giungere a ulteriori convergenze sui contenuti della dottrina e dell’insegnamento morale della Chiesa e potremo avvicinarci sempre più all’unità piena e visibile. (…) Il 2017, anno commemorativo della Riforma, rappresenta dunque per cattolici e luterani un’occasione privilegiata per vivere in maniera più autentica la fede, per riscoprire insieme il Vangelo e per cercare e testimoniare Cristo con slancio rinnovato. A conclusione della giornata commemorativa di Lund, guardando al futuro, abbiamo tratto coraggio dalla nostra testimonianza comune di fede davanti al mondo, quando ci siamo impegnati a sostenere insieme coloro che soffrono, coloro che sono nel bisogno, coloro che sono esposti a persecuzioni e violenze. Nel fare ciò, come cristiani non siamo più divisi, ma siamo uniti nel cammino verso la piena comunione”.
Il Papa al termine dell’incontro aveva poi pregato per il lavoro che si stava svolgendo in occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Anche in un recente tweet il Santo Padre non ha mancato teneramente di ricordare: “Amo ripetere che l’unità dei cristiani si fa camminando insieme, con l’incontro, la preghiera e l’annuncio del Vangelo”.
Purtroppo questo spirito di unità e fratellanza universale che sempre la Chiesa manifesta viene spesso frainteso e manipolato. In un articolo su “L’Osservatore Romano” il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, spiega come l’incontro del Papa a Lund con i luterani “non è stato soltanto accolto con gratitudine, ma ha incontrato anche critiche e opposizioni. Mentre, da parte cattolica, si è temuta una deriva protestante del cattolicesimo, da parte protestante si è parlato di un tradimento della Riforma (…). Invece la commemorazione di questo anniversario si presenta a entrambe le parti come un gradito invito a dialogare su ciò che i cattolici possono imparare dalla Riforma e su ciò che i protestanti possono trarre dalla Chiesa cattolica come arricchimento per la propria fede”, superando ogni tono fazioso e polemico. “Innanzitutto - spiega ancora Koch - la pubblicazione delle tesi sulle indulgenze il 31 ottobre 1517 non deve essere vista come l’inizio della Riforma che ha portato alla divisione dell’unità della Chiesa. Né le tesi vanno considerate come un documento rivoluzionario; esse riflettevano anche una preoccupazione cattolica e si muovevano nel quadro di quanto poteva affermare la stessa teologia cattolica del tempo. (…) Martin Lutero allora non voleva assolutamente la rottura con la Chiesa cattolica e la fondazione di una nuova Chiesa, ma aveva in mente il rinnovamento dell’intera cristianità nello spirito del Vangelo. A Lutero premeva una Riforma sostanziale della Chiesa e non una Riforma che portasse alla disgregazione dell’unità. Il fatto che, all’epoca, questa sua idea di Riforma non abbia potuto realizzarsi è dovuto in buona parte a fattori politici. Mentre, all’origine, il movimento Riformatore era un movimento di rinnovamento all’interno della Chiesa… la nascita di una Chiesa protestante è soprattutto il risultato di decisioni politiche (…). Perciò poiché il rinnovamento di tutta la Chiesa era il vero scopo della Riforma di Lutero, la divisione della Chiesa, la nascita di una Chiesa protestante e la separazione di comunità ecclesiali protestanti dalla Chiesa cattolica, devono essere considerati non come un esito positivo della Riforma, ma come espressione del suo provvisorio fallimento”.
Anche il Santo Padre non ha mancato di riprendere le ragioni del suo viaggio in Svezia particolarmente in un’intervista alla giornalista Stefania Falasca che gli ha domandato: “Ma c’è chi pensa che in questi incontri ecumenici lei voglia «svendere» la dottrina cattolica. Qualcuno ha detto che si vuole «protestantizzare» la Chiesa...”. E Papa Francesco ha risposto: “…Io proseguo sulla strada di chi mi ha preceduto, seguo il Concilio. Quanto alle opinioni, bisogna sempre distinguere lo spirito col quale vengono dette. Quando non c’è un cattivo spirito, aiutano anche a camminare. Altre volte si vede subito che le critiche prendono qua e là per giustificare una posizione già assunta, non sono oneste, sono fatte con spirito cattivo per fomentare divisione. Si vede subito che certi rigorismi nascono da una mancanza, dal voler nascondere dentro un’armatura la propria triste insoddisfazione…”.
Dunque è evidente che il forte appello a lavorare insieme con i luterani per chi si trova in stato di necessità che Papa Francesco ha vissuto nel suo viaggio in Svezia non significa affatto mettere da parte le questioni teologiche e sacramentali, anzi… certi modi di contrapporre le “cose della dottrina” alle “cose della carità pastorale” creano solo grande confusione. La Dichiarazione congiunta sulla giustificazione è la base per poter continuare il lavoro teologico e lo studio teologico necessariamente deve andare avanti ma il Santo Padre con estrema intelligenza afferma: “Servire i poveri vuol dire servire Cristo, perché i poveri sono la carne di Cristo. E se serviamo i poveri insieme, vuol dire che noi cristiani ci ritroviamo uniti nel toccare le piaghe di Cristo”. E ribadisce: “L’unità non si fa perché ci mettiamo d’accordo tra noi, ma perché camminiamo seguendo Gesù. E camminando, per opera di Colui che seguiamo, possiamo scoprirci uniti. È il camminare dietro Gesù che unisce. Convertirsi significa lasciare che il Signore viva e operi in noi. Così scopriamo di trovarci uniti anche nella nostra comune missione di annunciare il Vangelo. Camminando e lavorando insieme, ci rendiamo conto che siamo già uniti nel nome del Signore e che quindi l’unità non la creiamo noi. Ci accorgiamo che è lo Spirito che spinge e ci porta avanti. Se tu sei docile allo Spirito, sarà Lui a dirti il passo che puoi fare, il resto lo fa Lui. Non si può andare dietro a Cristo se non ti porta, se non ti spinge lo Spirito con la sua forza. Per questo è lo Spirito l’artefice dell’unità tra i cristiani. Ecco perché dico che l’unità si fa in cammino, perché l’unità è una grazia che si deve chiedere, e anche perché ripeto che ogni proselitismo tra cristiani è peccaminoso. La Chiesa non cresce mai per proselitismo ma «per attrazione», come ha scritto Benedetto XVI. Il proselitismo tra cristiani quindi è in se stesso un peccato grave”.
Per chiedere l’unità tra noi cristiani possiamo solo guardare Gesù e chiedere che operi tra noi lo Spirito Santo; questo è l’invito che riceviamo dalla grande missione della Chiesa Cattolica e del Vicario di Cristo, al fine di riunire sempre più i figli di Dio sotto lo stesso sguardo, abbraccio d’amore che Dio stesso rivolge a ciascuno.
L’unità tra i cristiani ci spinge a eliminare i pregiudizi (o le mistificazioni) della storia, le divisioni dovute ad incomprensioni, a giochi di potere, a sopraffazioni ingiustificate; non a caso la Chiesa chiede continua preghiera per questa unità, tanto desiderata e sostenuta da diversi Papi nella storia, fino a chiedere perdono per aver dimenticato di essere tutti fratelli, di essere una cosa sola davanti a Dio, proprio perché siamo suoi, siamo sue creature preziose.
Questo è l’Amore di Dio di cui ogni cuore è desiderio infinito, che va ben oltre le differenze culturali e sociali. “Lo Spirito Santo porta le cose a compimento, con i tempi che Lui stabilisce. Per questo non possiamo essere impazienti, sfiduciati, ansiosi. Il cammino richiede pazienza nel custodire e migliorare quanto già esiste, che è molto di più di ciò che divide. E testimoniare il suo amore per tutti gli uomini, perché il mondo creda”. Facciamo nostre anche queste parole di Papa Francesco e ci uniamo alla preghiera per l’unità di tutti i fratelli cristiani.