LAUDATO SI'

LETTERA ENCICLICA DEL SANTO PADRE FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE

« Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricor­dava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia... IL TESTO DELL'ENCICLICA
25 Giugno 2015
laudato-si-itAlle ore 11.00 di giovedì 18 giugno nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, si è tenuta la Conferenza Stampa di presentazione dell’Enciclica del Santo Padre Francesco « Laudato si’, sulla cura della casa comune ». L'Enciclica prende il nome dall’invocazione di san Francesco d’Assisi: "Laudato si’, mi’ Signore" che nel Cantico delle creature ricorda che la terra, la nostra casa comune, "è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sua braccia". Il testo si articola in sei capitoli, la cui successione delinea un percorso preciso. Al centro del percorso troviamo questo interrogativo: "Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che ora stanno crescendo?". E Papa Francesco prosegue: "Questa domanda riguarda non solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale". Questo porta ad interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori che stanno alla base della vita sociale: "Per quale fine ci troviamo in questa vita? Per quale scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?". Se non ci poniamo queste domande di fondo – dice il Pontefice – "non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche potranno ottenere effetti importanti". "L’idea di fondo è che i problemi comunemente rubricati sotto il segno dell’ecologia sono sintomi, prima ancora che cause, di un dissesto etico-antropologico del pensiero e dell’azione creativa dell’uomo" ha scritto a tal proposito Pierangelo Sequeri in un articolo pubblicato su Avvenire. E aggiunge: "L’interrogazione che il Papa cattolico rivolge al mondo, e non solo ai credenti, va dritta al sentimento collettivo dell’umana convivenza sul pianeta. Ci appassiona ancora l’idea della terra come casa comune, alla cui bellezza dedicare una parte irrinunciabile delle nostre invenzioni e del nostro lavoro? Ci emoziona ancora l’immagine della convivenza dei popoli, i cui successi ci rendono orgogliosi di appartenere al genere umano? Siamo ancora capaci di stupirci dell’enigma di questa miracolosa palletta umida, colorata, e piena di vita, che non assomiglia a niente di niente, fra tutti i milioni di mondi ai quali abbiamo dato una sbirciatina? La terra «ci precede», dice Francesco. E noi «non siamo Dio»". Audacia e responsabilità allora sono due tra le tante parole significative presenti nell’enciclica di papa Francesco indirizzate in particolare al mondo della scienza e della ricerca auspicando per quest’ultimo un cambio di rotta. Sempre su Avvenire Mimmo Muolo ha affermato: "Non è improbabile che fra qualche tempo la Laudato si’ venga ricordata come «l’enciclica dell’ecologia integrale»". Cosa significa "ecologia integrale"? "Quando parliamo di «ambiente» – scrive il Papa – facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati». E aggiunge Muolo nel suo articolo: "In sostanza Francesco si muove nella piena consapevolezza che tutto nel mondo è intimamente connesso e che la difesa degli ecosistemi, la preservazione della biodiversità, la conservazione delle specie non saranno mai realmente efficaci se disgiunte da questioni apparentemente distanti come la politica e l’economia, le migrazioni, l’urbanistica e le relazioni sociali. Perfino la cultura e i comportamenti individuali rientrano in questa globalizzazione ecologica, come è scritto a chiare lettere nell’enciclica. E allora si comprende perché l’esempio a cui guardare sia san Francesco. «La sua testimonianza ci mostra – afferma Bergoglio – che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano».  La Laudato si’ è infatti un documento profondamente antropologico. Un testo, cioè, che rimette al centro del dibattito la visione dell’uomo. Perché c’è tutta la differenza del mondo, ci dice in pratica papa Francesco, tra una visione immanentista dell’umano e quella aperta alla trascendenza propria del cristianesimo. In pratica c’è la stessa differenza tra l’utopia prometeica di chi, sulla base delle sole conoscenze scientifiche, ritiene di poter disporre a proprio piacimento del mondo e l’atteggiamento di custodia di chi sa che «tutto è connesso» e che «le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere». (...) In altri termini «è fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale – avverte Francesco –, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale». E in tal modo l’enciclica dell’ecologia integrale risulta doppiamente utile. Se infatti da un lato la voce autorevole del Pontefice richiama l’attenzione sui problemi, dall’altro offre una metodologia di intervento fortemente innovativa. Per alcuni versi addirittura «rivoluzionaria». Nel solco, del resto, di una delle caratteristiche principali di questo pontificato". A ciascuno di noi, allora, è chiesta una vera conversione alla costruzione responsabile della casa comune.

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