Non si è capaci di capire o non si vuole capire?

In ambedue i casi si ha diritto a stupirsi... dopo la pubblicazione a Ginevra, delle osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti sui bambini riguardante la Santa Sede.

09 Febbraio 2014
Lo scorso 5 febbraio il Comitato Onu per i diritti dei minori ha pubblicato ed ampiamente divulgato un pesante rapporto riferito alla Santa Sede in materia di abusi sui minori. Nonostante nei mesi precedenti la Santa Sede abbia in più occasioni spiegato esaustivamente alle Nazioni Unite la propria politica in fatto di abusi sui minori, che è tra le più severe al mondo, il rapporto divulgato dall’Onu ha lasciato letteralmente stupiti tutti. Il documento in questione, infatti, attacca senza mezzi termini, illegittimamente ed inopportunamente, da un lato l’ordinamento giuridico dello Stato del Vaticano, e dall'altro critica la Santa Sede non solo in materia di pedofilia ma anche sull'aborto, contraccezione, omosessualità, riportando un lungo elenco di inesattezze, frasi fatte e pregiudizi. Il Comitato Onu è entrato quindi nel merito di molte questioni etico-morali al di là dei diritti dei minori ingerendosi in campi ed argomentazioni al di fuori delle sue competenze. Sul delicato tema degli abusi sui minori, il comitato Onu sembra ignorare anzitutto il fatto che la Chiesa è l'unica “organizzazione” al mondo ad essersi messa in discussione e ad avere intrapreso una vera e propria politica di comprensione del problema e di repressione. In questi ultimi 15 anni, a partire da Giovanni Paolo II fino ad arrivare a Papa Francesco, gli interventi contro la pedofilia sono raddoppiati. Le norme contro la pedofilia sono contenute nel documento "De delictis gravioribus", firmato già nel 2001 dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, in cui si raccomanda, in caso di presunti abusi, di informare la Santa Sede, seguire le disposizioni della giustizia civile, allontanare il sospetto dalle attività pastorali fino ad arrivare alla richiesta della possibile dimissione dallo stato clericale. Nel maggio 2012 sono state poi pubblicate le “Linee guida Cei sugli abusi sessuali su minori commessi da chierici”. Il 5 dicembre 2013 anche Papa Francesco, proseguendo sulla ferma linea del suo predecessore, ha approvato la creazione di una Commissione per la protezione dei fanciulli raccomandando che “si agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali, promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori, l’aiuto di quanti in passato abbiano sofferto tali violenze, i procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli, l’impegno delle Conferenze episcopali nella formulazione e attuazione delle direttive necessarie in questo campo tanto importante per la testimonianza della Chiesa e la sua credibilità”. Quindi le critiche contenute nel rapporto Onu sono non solo inveritiere ma anche diffamanti al punto dal far presupporre la mala fede e l'imparzialità di giudizio della Commissione che le ha formulate. Vi è da dire, inoltre, che alcuni Stati membri dell'ONU come Olanda, Germania e Stati Uniti, sono da tempo nel mirino in fatto di pedopornografia perché hanno legislazioni in materia molto permissive. Pertanto la Chiesa non ha potuto tacere e ha risposto ufficialmente con un comunicato dove ha fermamente ribadito la gravità dell'incomprensione di quel Comitato che ha emanato il rapporto e delle conseguenti irragionevoli accuse, non confondendolo con l'Organizzazione delle Nazioni Unite che è e rimane “una realtà molto importante per l’umanità di oggi”. Infine ha additato i mass media per il polverone sollevato ribadendo la necessità per tutti “di ritrovare il piano corretto dell’impegno per il bene dei bambini”. Pubblichiamo allora il comunicato del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
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