Olimpiadi Pechino 2008: ...e i diritti fondamentali?

A un anno esatto dall’inizio delle Olimpiadi di Pechino, in occasione della cerimonia del conto alla rovescia, con non poca incredulità e un forte senso di indignazione apprendiamo dalla stampa che la responsabilità della Cina dell'organizzazione dei Giochi olimpici, piuttosto che contribuire allo sviluppo dei diritti umani nel Paese, sta facendo invece aumentare le violazioni, già purtroppo all’ordine del giorno, proprio con il pretesto dei Giochi.

12 Settembre 2007

La celebrazione ufficiale del conto alla rovescia

A un anno esatto dall’inizio delle Olimpiadi di Pechino, l’08 agosto c.a. in Piazza Tienanmen si è tenuta la celebrazione ufficiale del conto alla rovescia, denominata “we are ready”. Migliaia di persone hanno presieduto la cerimonia, assieme al presidente cinese Hu Jintao, al presidente del Cio (Comitato olimpico internazionale) Rogge e ai rappresentanti di 205 comitati olimpici nazionali. Circa 120 voci provenienti da Cina, Taiwan e Hong Kong, hanno registrato il canto composto appositamente per l’evento che afferma che Pechino “è pronta” per i XXIX Giochi Olimpici. Le Olimpiadi di Pechino sono state studiate per stupire e sbalordire, per sedurre e attirare, il tutto contornato da una colossale operazione di immagine politica e sportiva. Ma tutto questo non può nascondere una realtà ben più diversa: di un potere a livello governativo che non solo da anni nega dei fondamentali diritti umani ma che per di più non rinuncia all’utilizzo di mezzi di oppressione nei confronti degli attivisti dei diritti civili, ugualmente negati a più livelli nel Paese, fino a voler controllare la libertà di stampa, giungendo addirittura in questi giorni all’arresto di alcuni giornalisti. Ossessionati dal perfezionismo e dalla fortuna, i cinesi hanno fissato la data d’inizio delle Olimpiadi l’ottavo giorno dell’ottavo mese dell’ottavo anno post duemila, alle otto della sera. Pur di rendere stupefacenti agli occhi del mondo quei prossimi 17 giorni di gare, è stato preparato un nuovo stadio olimpico, il Bird Nest (Nido d' Uccello), alla periferia settentrionale di Pechino che ospiterà cerimonie d’apertura e chiusura, oltre alle gare di atletica e costato 305 milioni di euro. Uno stadio immenso: sostenuto da una struttura d’acciaio a forma di nido, per uno sviluppo di 36 chilometri e con 91mila posti disponibili. Rigore regnante per rendere tutto perfetto e evitare qualsiasi “turbamento”: dunque eliminati i ritardi aerei, problema non risolvibile solo in caso di tempesta di sabbia; integrati i servizi di sicurezza dalla Fbi; aperta la caccia alla contraffazione dei prodotti (dall’inizio del 2007 ad oggi ne sono stati sequestrati oltre 30.000); garantito il bel tempo attraverso spari di razzi antipioggia per sparpagliare le nuvole.

…e i diritti fondamentali?

Eppure questa eccessiva grandiosità e sfarzosità non può far dimenticare e offuscare quello che è evidente agli occhi del mondo e che l’Occidente non può far finta di non vedere e non può non condannare: la vita di un popolo sottomessa al potere di un regime che nega i diritti fondamentali. Chi non conosce gli atti di repressione delle minoranze etniche additate alla Cina, o il controllo opprimente sulla libertà religiosa. La professione di una fede religiosa è ammessa infatti solo all’interno delle organizzazioni religiose cosiddette ufficiali in quanto controllate dallo Stato. Per chi non vi aderisce sono previsti il carcere e periodi di “rieducazione”. Il dato ufficiale è “segreto di Stato”, ma si stimano esserci almeno 10mila esecuzioni capitali l’anno. La pena di morte è prevista per almeno 68 reati, molti dei quali ideologici. Spesso gli accusati non possono avere adeguata difesa, i processi avvengono a porte chiuse, molte condanne sono basate su “confessioni” estorte con la tortura. Persecuzioni contro attivisti per i diritti umani: minacce, carcere e arresti domiciliari “illegali” sono frequenti per chi difende i diritti umani o critica il governo. E nonostante l’annunciata riforma del sistema penale, la polizia cinese continua a imprigionare senza processo e per un periodo fino a tre anni, tutti quei soggetti che ritiene “socialmente pericolosi”. Da anni si è al corrente che in maniera del tutto sconsiderata e disumana la politica di controllo della popolazione del Paese “prescrive” alle coppie di avere un figlio unico. Tante sono state le denunce e le battaglie portate avanti soprattutto da organizzazioni umanitarie internazionali contro tali e altre aberranti negazioni dei diritti umani ma alla fine sembra che agli occhi dell’Occidente la Cina susciti solo interesse e ossequiosi interventi in quanto potenza economica indiscussa. E nulla più. E ora le Olimpiadi che contribuiranno in maniera irripetibile ad accendere i riflettori di tutto il mondo su questo Paese così carico di contraddizioni e sulla celata, per chi fa finta di non vederla, sofferenza di un popolo di cui forse sappiamo troppo poco.

Le Olimpiadi come contributo allo sviluppo dei diritti umani?

Sia ben chiaro che il governo cinese fece nel 2001 una promessa di fronte al Comitato olimpico internazionale al momento dell'assegnazione delle Olimpiadi: quella di migliorare la situazione dei diritti umani da quel momento in poi in vista dei Giochi del 2008. All'epoca, infatti, un rappresentante del Comitato di candidatura cinese dichiarò: “Affidando a Pechino la responsabilità dell'organizzazione dei Giochi olimpici, contribuirete allo sviluppo dei diritti umani nel Paese”. Tutto quello che abbiamo potuto sapere dalla stampa nei giorni che hanno preceduto la cerimonia del conto alla rovescia sembra invece negarlo puntualmente. Anzi, con non poca incredulità e un forte senso di indignazione si apprende invece che le violazioni già purtroppo all’ordine del giorno, non facciano altro che aumentare con il pretesto dei Giochi. Proprio Amnesty International ha pubblicato recentemente un rapporto che denuncia la perdurante persecuzione contro media e attivisti dei diritti umani con “la polizia che usa il pretesto dei Giochi per effettuare maggiori detenzioni senza processo”. Sfratti… Sono state centinaia, infatti, le famiglia sfrattate all'improvviso per far posto ai progetti a cinque cerchi. La vita di Huo è cambiata il 9 aprile, quando è stato cacciato insieme alla famiglia dagli inviati della Tinghong Baowei, la società incaricata della demolizione delle case per far posto al nuovo stadio (chi pensa agli sfrattati di Pechino?). Tra i molti anche il caso di Qiu Guizhi, 57enne pensionata cacciata da un giorno all'altro dalla sua dimora (la storia di Qiu Guizhi). Interi quartieri sono stati sventrati. Per abbellire la città sono state chiuse decine di scuole non autorizzate per figli di operai migranti, che spesso non hanno altre possibilità di istruzione. Altri sfratti sono dovuti invece alla cosiddetta “emergenza inquinamento”: lo smog di Pechino, secondo la Banca mondiale, uccide 750mila cinesi ogni anno. Ebbene, sino ad oggi il problema non era mai stato affrontato, ora, in vista delle Olimpiadi ovviamente, tale emergenza “deve” essere fronteggiata e risolta in ogni modo, anche tramite sfratti a tempo indeterminato e non preannunciati a scopo “ambientalista” appunto (io sfrattato dalle Olimpiadi). Controllo demografico… La politica del controllo demografico che in questi anni molte autorità locali hanno messo in atto attraverso aborti e sterilizzazioni forzate, sequestri di case e di raccolti per pagare le pesanti sanzioni pari a 8 volte il reddito annuo, in vista delle Olimpiadi si addolciscono nei toni ma affatto nei contenuti (Politica del figlio unico: cambiano gli slogan, ma aumentano le multe). Vogliamo far finta di non conoscere le storie di bambini rapiti o venduti e costretti a lavorare? I media dicono che almeno 1.000 minori, dagli 8 anni in su, sono “scomparsi” nell’Henan e si pensa siano schiavi in fabbriche dello Shanxi o dello stesso Henan. Per non parlare della tratta di bambini disabili denunciata dall’organizzazione “Save the children” costretti a mendicare nelle strade ma che ora, in vista dei Giochi, devono essere “ripulite” (Cina, la tratta dei bimbi disabili). Libertà di stampa… La situazione della libertà di stampa, come già anticipato, non è migliore: almeno 30 giornalisti e 50 cyberdissidenti sono attualmente in carcere in Cina. Alcuni sono detenuti dagli anni '80. E molti di questi prigionieri hanno subito torture (Promesse cinicamente non mantenute) Ecco l'ultimo bollettino affatto incoraggiante risalente a qualche giorno fa, il 06 agosto: sei attivisti per il «Tibet libero» arrestati sulla Grande Muraglia perché hanno esposto striscioni di protesta; quattro giornalisti di Reporter senza frontiere presi di notte in albergo, poche ore dopo la loro conferenza stampa, e il fermo di alcuni corrispondenti: accompagnati all'aeroporto, costretti a firmare una dichiarazione nella quale affermano di avere «tramato contro l'ordine pubblico», imbarcati infine verso Parigi. Libertà religiosa… Come non considerare la situazione di grande sofferenza della Chiesa Cattolica in Cina di cui pubblichiamo l’ultima testimonianza che abbiamo raccolto (Mons. Jia Zhiguo). “Tale dolorosa situazione – si legge nella nota esplicativa della Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi, del 27 maggio 2007 - non è stata provocata da diverse posizioni dottrinali ma è frutto del "ruolo significativo svolto da organismi, che sono stati imposti come principali responsabili della vita della comunità cattolica" (n. 7). Si tratta di organismi, le cui dichiarate finalità, in particolare quella di attuare i principi di indipendenza, autogoverno e autogestione della Chiesa, non sono conciliabili con la dottrina cattolica. Questa interferenza ha dato luogo a situazioni veramente preoccupanti. Per di più, i Vescovi e i sacerdoti si sono visti molto controllati e coartati nell’esercizio del proprio officio pastorale”. Attivisti tibetani di tutto il mondo stanno organizzando una serie di marce di protesta contro l'occupazione del loro Paese natale e per la liberà di culto. A domenica 05 agosto c.a. risale, infatti, l'adozione da parte dell'amministrazione per gli Affari religiosi del Governo di Pechino dei "Regolamenti per la gestione delle reincarnazioni dei Buddha viventi", legislazione che pretende di affidare allo Stato il controllo della scelta dei lama, i maestri del buddismo tibetano (libertà di culto). Il giorno della fila… Che rilevanza può avere allora, di fronte a quanto detto, la notizia che il giorno 11 di ogni mese sia stato istituito il “giorno della fila”, per insegnare al popolo ad attendere in file ordinate!?. Sarebbero inoltre in corso vere campagne-educative contro le cattive abitudini come sputare in pubblico, gettare rifiuti per strada, “saltare” le code appunto, imprecare. Previsto invece per i tassisti l’obbligo di avere la testa lavata e pulita e il divieto di chiedere mance. Questa è educazione o trattasi piuttosto di dettate imposizioni con lo scopo di apparire agli spettatori delle Olimpiadi un “Paese perfetto”?

Noi non vogliamo essere pronti!

La Cina non può fare orecchie da mercante almeno di fronte alle accuse che le sono mosse in queste ore da tutte le organizzazioni umanitarie. Intanto alla cerimonia del conto alla rovescia, in diretta tv per il Paese, le delegazioni sportive del mondo intero hanno omaggiato il Comitato organizzatore e il governo cinese partecipando alla festa in piazza Tienanmen : un anno ai Giochi. E il resto del mondo? E l’Occidente libero che farà?. I capi di Stato e di Governo così come gli atleti, gli amanti dello sport, coloro che guarderanno le Olimpiadi e coloro che non le guarderanno possono assistere inermi perché “lo spettacolo deve andare avanti”? Nessuno spettacolo, nessuna amicizia tra popoli, nessun gioco, nessuno sport, nessuna Olimpiade potranno garantire la dignità umana e portare qualcosa di bello e di buono senza il necessario rispetto dei diritti fondamentali, senza il rispetto inviolabile della persona e delle sua libertà . Così noi non vogliamo essere pronti!
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