Missionario della misericordia e della pace

È iniziato il 12 febbraio il viaggio apostolico di Papa Francesco in Messico, una terra piena di contraddizioni, in cui il Santo Padre arriva come Pastore Universale della Chiesa cattolica e come pellegrino della Misericordia, per incontrare una nazione a tratti violenta e corrotta, ma anche benedetta e amata da Dio e dalla Madonna.

16 Febbraio 2016
È iniziato il 12 febbraio, e si concluderà il 18, il viaggio apostolico di Papa Francesco in Messico, una terra piena di contraddizioni, come tutto il resto del continente, in cui il Santo Padre arriva come Pastore Universale della Chiesa cattolica e pellegrino della Misericordia, per incontrare una nazione a tratti violenta, corrotta, segnata dal traffico di droga, ma anche benedetta e amata da Dio e dalla Madonna, come lui stesso ha affermato nel videomessaggio alla vigilia della partenza. Giorni intensi, che si sono aperti il 12 febbraio, con l’incontro a La Habana, a Cuba, tra Papa Francesco e il Patriarca della chiesa ortodossa russa Kiril. Un appuntamento storico che ha segnato una tappa fondamentale per l’unità delle Chiese Cristiane.Il Papa è stato accolto da Raul Castro, poi, nella sala allestita per l’occasione, è avvenuto l’abbraccio con Kirill: “siamo fratelli” dice il Papa, “questa è la volontà di Dio” risponde Kirill. Un breve scambio di battute tra i flash dei fotografi – “parliamo cuore a cuore” dice Kirill – poi il ringraziamento alla Divina Provvidenza e alla Trinità e in seguito l’incontro privato durato due ore e conclusosi con la firma della dichiarazione congiunta, in cui si sottolinea la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi”. “Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli – si legge nella prima parte della Dichiarazione -, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!”. Infine i discorsi ufficiali, a braccio. Il Patriarca ha sostenuto che si è parlato “con comprensione e responsabilità per la Chiesa di ciascuno e per il popolo credente e per il futuro del cristianesimo e della civiltà umana. Una discussione piena di contenuti che ci ha dato la possibilità di comprendere e sentire le posizioni. Il risultato è che le nostre Chiese possono lavorare difendendo il cristianesimo in tutto il mondo e per lavorare insieme perché non ci sia più guerra e ogni vita umana sia rispettata e si rafforzino le fondamenta della famiglia e della persona e la vita dell’umanità contemporanea possa essere santificata nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.” Il Papa ha poi aggiunto: “Siamo fratelli, siamo vescovi, abbiamo lo stesso battesimo, abbiamo parlato delle nostre Chiese e siamo d’accordo che la unità si costruisce nel cammino. Abbiamo parlato chiaramente senza mezze parole. E confesso che ho sentito la consolazione e lo spirito di questo dialogo. Ringrazio per la umiltà fraterna di Sua Santità e il suo forte desiderio di unità. Sono uscite una serie di iniziative comuni che si possono realizzare. Ringrazio per la benevola accoglienza e ringrazio i collaboratori, Hilarion, Koch. Non voglio andar via senza un ringraziamento per Cuba e per il grande popolo cubano e il presidente. Ringrazio per la sua disponibilità attiva. Se continua Cuba sarà la capitale dell’unità. E che tutto questo sia per la gloria di Dio, Padre Figlio e Spirito Santo e per il bene del santo popolo di Dio e sotto il manto della Madre di Dio”. L’incontro tra due fratelli che dopo mille anni si abbracciano, avvenuto in modo inedito, in un aeroporto, in una terra contrassegnata dalla frattura tra Est e Ovest, senza la presenza della folla ad applaudire, ha aperto dunque questo viaggio apostolico. Il Santo Padre porterà, tra l’altro, il suo abbraccio ai bambini ricoverati all’ospedale pediatrico “Federico Gómez”, di Città del Messico, ma anche alle comunità indigene messicane, alle famiglie e ai detenuti del penitenziario di Ciudad Juárez. Accompagniamo con le nostre preghiere il Santo Padre, instancabile testimone di fede, in questa sua nuova missione apostolica e supplichiamo la Vergine Maria affinchè possa proteggerlo e sostenerlo sempre. IL SITO UFFICIALE DEL VIAGGIO
Resta in contatto

Iscriviti alla Newsletter