“Sono lieto di iniziare dal vostro Paese i viaggi apostolici del mio pontificato, dal momento che questa terra è legata inscindibilmente alle origini del cristianesimo e oggi richiama i figli di Abramo e l’umanità intera a una fraternità che riconosca e apprezzi le differenze": sono queste le prime espressioni del Discorso tenuto da papa Leone XIV con le Autorità, i Rappresentanti della società civile e i membri del Corpo Diplomatico, presso il Palazzo Presidenziale di Ankara il primo giorno del suo Viaggio Apostolico in Türkiye e in Libano con pellegrinaggio a İznik (un tempo Nicea) in occasione del 1700° anniversario del primo concilio di Nicea. Nicea era la tappa della visita che Papa Francesco voleva compiere, il 24 maggio, assieme al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Papa Leone non ha voluto lasciare in sospeso nemmeno questo desiderio del suo predecessore.
“Il Concilio di Nicea non è solo un evento del passato, ma una bussola che deve continuare a guidarci verso la piena unità visibile di tutti i cristiani” aveva già affermato il Papa lo scorso 7 giugno ai partecipanti al Simposio “Nicea e la Chiesa del Terzo millennio: verso l’unità cattolico-ortodossa”.
Pubblichiamo un ARTICOLO di don Armando Moriconi sul Concilio di Nicea, già uscito in Nel Frammento, che ci aiuta seriamente a domandarci se un evento, così lontano nel tempo, possa avere qualcosa a che fare con il nostro mondo, con il nostro presente, con la nostra vita.
Pubblichiamo anche la Lettera Apostolica “In unitate fidei” diffusa lo scorso 23 novembre, a qualche giorno dalla partenza del Papa.
Il Papa ha spiegato di aver voluto la Lettera proprio in vista del viaggio. In Unitate Fidei ricorda che i cristiani sono chiamati a camminare in concordia. Il Concilio di Nicea è stato il primo evento ecumenico della storia e, secondo il Papa, il movimento ecumenico deve essere oggi strumento di riconciliazione e contribuire in modo decisivo all’impegno mondiale per la pace.
Il vaticanista del TG2 Enzo Romano, rispondendo ad alcune domande proprio il 27 novembre, giorno della partenza del Santo Padre, ha affermato: “Questo viaggio offre l’opportunità di riaccendere i riflettori su una realtà complessa: i cristiani in Turchia, pur essendo in una terra con radici cristiane profonde, sono spesso marginalizzati nella vita sociale. Il Premier Erdogan ha storicamente basato la sua leadership su un identitarismo islamico. Il fatto che questo sia il primo appuntamento internazionale di Papa Leone XIV può servire ad aprire una finestra di dialogo. L’ingresso del Pontefice nella Moschea Blu di Istanbul speriamo renda più facili i rapporti con il mondo islamico, in un momento politico interno alla Turchia molto particolare. Inoltre, restano saldi i buoni rapporti con il Patriarcato di Costantinopoli, da sempre considerato una Chiesa sorella”.
“Il Libano – risponde ancora Enzo Romano ad una domanda - è un puzzle di etnie e fedi religiose, un’enorme ricchezza ma anche un vulcano instabile, specialmente con l’ingombrante presenza di Israele. La presenza del Pontefice, che dal primo giorno invoca la pace con il saluto «Pace a voi», credo possa essere uno stimolo per una svolta attesa. La popolazione, stanca di decenni di instabilità, aspira a tornare a essere una nazione «normale». Il Papa tornerà a ribadire la necessità di camminare insieme per esprimere le enormi potenzialità di convivenza che il Paese custodisce”.