“Volete sapere cosa è la colonizzazione ideologica?”

L’obiettivo dichiarato in tante scuole italiane, in linea con quanto prescritto dall’Oms e dall’Ue, è la lotta alla discriminazione e all’omofobia, o anche al bullismo… ma la strategia vera punta a decostruire gli stereotipi associati al genere e al modello di famiglia tradizionale già nella primissima infanzia… “Fino a qualche anno fa, per cose del genere, si sarebbe incorsi nel reato di corruzione di minore”.

06 Giugno 2015
Le notizie sono sempre più allarmanti! Ormai sembra che sia finito il tempo in cui l’umanità si divide naturalmente in due sessi: i maschi e le femmine, gli uomini e le donne. L’ideologia gender dilaga e sta lentamente e drammaticamente penetrando anche nelle scuole italiane, spesso all’insaputa dei genitori. Purtroppo nessun telegiornale o quotidiano ci ha ben informato del fatto che la teoria gender potrebbe a breve essere insegnata nelle scuole italiane sin dalla più tenera età. Addirittura durante il governo Monti l’allora ministro del Lavoro con delega alle Pari opportunità, Elsa Fornero, ha approvato le “linee guida” sotto l’impegnativo titolo di “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”. Tali linee prevedono “percorsi innovativi di formazione e aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con particolare attenzione sul tema omosessuale e sui temi del bullismo omofobico e trans fobico”, e successivamente sono state confermate e finanziate anche dal governo Letta. Addirittura gli insegnanti saranno tenuti a partecipare a lezioni di aggiornamento per migliorare le loro competenze relative “all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere”. La visione antropologica sottesa a tali disposizioni parte dalla negazione della realtà fisica, cioè che l’umanità si divide naturalmente in due sessi: gli uomini e le donne. La visione “gender” ci viene a dire un’altra cosa: in realtà ciò che conta non è il sesso biologico e la relativa azione educativa che normalmente si riceve in famiglia, e poi nella scuola, in parrocchia o altrove. Tutto questo sarebbe superato da una nuova auto-consapevolezza di maschi e femmine che potrebbero scoprire di voler essere femmine in un corpo maschile, o maschi in un corpo femminile. Invocando una libertà assoluta di diventare ciò che si desidera essere, qualsiasi ostacolo o condizionamento o concezione culturale che proponga un altro percorso educativo, anche semplicemente quello naturale di maschio o femmina, viene considerato sbagliato e addirittura “discriminatorio”. La “strategia” in questione si propone quindi di agire nella società, con modalità precise, perché nessuno in famiglia, nella scuola, nei mass media, in chiesa, si “permetta” di proporre concezioni educative che dissentano da modelli “gender”. Di ritorno dalle Filippine Papa Francesco rispondendo alle domande dei giornalisti ha parlato proprio della teoria del gender definendola  come una nuova forma di “colonizzazione ideologica”. “Volete sapere cosa è la colonizzazione ideologica?”, ha domandato il Papa ai giornalisti che viaggiavano con lui, chiarendo il suo riferimento nei discorsi precedenti. E ha continuato: “La colonizzazione ideologica: dirò soltanto un esempio, che ho visto io. Vent’anni fa, nel 1995, una Ministro dell’Istruzione Pubblica aveva chiesto un grosso prestito per fare la costruzione di scuole per i poveri. Le hanno dato il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un libro per i bambini di un certo grado di scuola. Era un libro di scuola, un libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del gender. Questa donna aveva bisogno dei soldi del prestito, ma quella era la condizione. (…) Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura. (…) Perché dico «colonizzazione ideologica»? Perché prendono proprio il bisogno di un popolo o l’opportunità di entrare e rafforzarsi, per mezzo dei bambini. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai «Balilla», pensate alla Gioventù Hitleriana... Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo. Ma quanta sofferenza! I popoli non devono perdere la libertà. Il popolo ha la sua cultura, la sua storia; ogni popolo ha la sua cultura. Ma quando vengono condizioni imposte dagli imperi colonizzatori, cercano di far perdere ai popoli la loro identità e creare uniformità. Questa è la globalizzazione della sfera: tutti i punti sono equidistanti dal centro. E la vera globalizzazione – a me piace dire questo – non è la sfera. È importante globalizzare, ma non come la sfera, bensì come il poliedro, cioè che ogni popolo, ogni parte, conservi la sua identità, il suo essere, senza essere colonizzata ideologicamente”. Con il decreto n. 104/2013 del governo Letta si è affidato a 29 associazioni del mondo Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali) di predisporre tre libretti per la nuova “strategia nazionale” anti omofobia, da adattare ai diversi gradi di scuola: superiore, media inferiore ed elementare, e sotto il generico titolo “Educare alla diversità nella scuola”, l’obiettivo è diffondere l’idea che omosessuali si nasce, così come si nasce etero. A dar retta a questi opuscoli, l’identità sessuale sarebbe formata da quattro componenti. La prima componente è l’identità biologica che si riferisce al sesso. La seconda è l’identità di genere che dipende dalla percezione che si ha di sé, in quanto non sempre l’identità di genere e quella biologica coincidono. La terza componente è poi il ruolo di genere, imposto dalla società, per colpa del quale, ad esempio, una donna “deve imparare a cucinare” o “deve volere un marito e dei figli”. Infine c’è l’orientamento sessuale, quello da cui dipende l’attrazione verso altre persone, che ovviamente possono essere indifferentemente di un altro sesso o dello stesso. RV651_ArticoloNei libretti anti-omofobia, prodotti dall’Istituto A.T. Beck su incarico dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali-Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri), alla modica cifra di ventiquattro mila euro, sono forniti anche alcuni strumenti: oltre al questionario per misurare il proprio livello di omofobia, si consiglia vivamente di coinvolgere nel progetto anche i genitori, inviando loro una lettera di cui viene presentato un modello tipo. Le due pagine successive sono dedicate alle risposte alle domande più frequenti. C’è poi un’ultima sezione dedicata all’insegnamento pratico, in cui si suggeriscono agli insegnanti dei film e dei libri da indicare ai propri alunni, in cui si caldeggia la visione di film con modelli di famiglie allargate. Non poteva mancare qualche idea per aiutare le maestre a cambiare nelle teste dei loro alunni il concetto di famiglia. Ecco un esempio: l’insegnante utilizza un tabellone e incolla a caso le immagini di famiglie differenti (ad esempio, l’immagine di una famiglia multi-razziale: due persone bianche con un bambino nero; le foto di un uomo vecchio, di una donna e di un cane; di due donne; di due uomini ecc). Tali opuscoli, nel marzo 2014, sono stati ritirati con blocco della distribuzione, grazie all’iniziativa del sottosegretario al ministero dell’Istruzione Toccafondi, nel primo governo Renzi, che ha causato un temporaneo stop alla diffusione, dopo aver avuto la notizia dei gravi contenuti. Purtroppo alcuni erano già stati stampati ed in parte distribuiti o addirittura fotocopiati. Il sottosegretario Toccafondi ha anche denunciato il fatto che queste tematiche gender sono state assunte come modello educativo senza il consenso dei genitori, rimasti completamente esclusi dalla cosiddetta strategia per la lotta contro la discriminazione nelle scuole. Una realtà drammatica… solo per fare alcuni esempi! indexLa famiglia è in pericolo! Il pericolo che la teoria gender si radichi nelle scuole italiane c’è ed è evidente, e noi non possiamo rimanere in silenzio! A fine gennaio è stata presentata in Senato la petizione di oltre 60mila firme di cittadini raccolte online, promossa da ProVita Onlus, Age, Agesc, Giuristi per la vita e Movimento per la Vita per una sana educazione sessuale a scuola, indirizzata a Matteo Renzi, Stefania Giannini e al Presidente della Repubblica. Gli organizzatori di tale azione scrivono: “Di fronte a una vera emergenza educativa chiediamo il rispetto del ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità”. E chiedono di “disapplicare la Strategia nazionale dell’Unar ed emanare precise direttive affinché sia rispettato il ruolo della famiglia e il diritto dei genitori, costituzionalmente garantito, ad educare i figli. In particolare su temi etici e sensibili come l’educazione alla sessualità e all’affettività, con cui spesso in modo subdolo nelle scuole di ogni ordine e grado, fin dall’asilo nido, si introduce la teoria del gender”. Anche se questi opuscoli sono stati momentaneamente ritirati dalle scuole, come abbiamo visto si sta facendo di tutto per far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. Come si può non vedere che si tratta di un vero attacco alla famiglia e al concetto naturale di uomo e di donna!!! Si nega l’evidenza della natura…si decide della propria vita e del proprio sesso come se si fosse Dio in persona. Papa Francesco di recente ha fatto espliciti riferimenti all’argomento. Nell’udienza del 15 aprile scorso, per esempio, ha detto, parlando del contenuto del Libro della Genesi: “ Qui leggiamo che Dio, dopo aver creato l’universo e tutti gli esseri viventi, creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27), così dice il Libro della Genesi. E come tutti sappiamo, la differenza sessuale è presente in tante forme di vita, nella lunga scala dei viventi. Ma solo nell’uomo e nella donna essa porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio: il testo biblico lo ripete per ben tre volte in due versetti (26-27): uomo e donna sono immagine e somiglianza di Dio. Questo ci dice che non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio...”. Michelangelo,_Fall_and_Expulsion_from_Garden_of_Eden_00Invece l’uomo insiste a dubitare di Dio, della natura umana, fino alla negazione dell’evidenza, mostrando tutta la sua insoddisfazione ed incapacità di affrontare la propria realtà. Infatti continua il Santo Padre dicendo: “La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più”. Per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze che il Papa descrive in questo modo: “ Senza l’arricchimento reciproco in questa relazione, nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede, i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna”. Parole che si ricollegano a quelle espresse più volte dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, che ha sostenuto che “il gender edifica un «transumano» in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità”. Allora perché tanta ostinazione in questa propaganda contro la natura umana? Il problema dell’identità riguarda davvero così tante persone? Quale vantaggio per coloro che sono gli artefici e anche i promotori di una tale “colonizzazione ideologica?”. E noi… ciascuno di noi, che cosa può fare?  Risponde benissimo a nostro parere la giornalista Costanza Miriano che in un recente articolo entra nel cuore del problema in questo modo: “Creare individui asessuati, monadi prive di vincoli e legami, famiglie fluide e aperte, è intrinsecamente utile al sistema economico in cui viviamo, basato com’è sulla creazione di bisogni indotti, che richiedono al sistema di continuare a crescere per non morire. Un sistema al quale è profondamente funzionale un individuo privo di certezze, privo di una rete sociale e familiare e stabile, e quindi a ben vedere più facile preda di bisogni e manipolazioni. Non sono un’economista quindi su questo terreno già mi sono addentrata troppo, per cui tralascio anche la questione del lavoro femminile di massa che pure mi pare profondamente collegata. Ma in fondo in fondo io credo che non sia neanche questo il vero cuore del problema. Io credo che alla fine di tutto il vero bersaglio sia la creaturalità dell’uomo. Quello che i contemporanei proprio non possono tollerare è di essere determinati da qualcun altro. Che l’identità sessuale sia qualcosa che riceviamo alla nascita e che non ci possiamo scegliere, non perché sia giusto o sbagliato ma semplicemente perché è così, come il fatto che abbiamo due braccia e due gambe, anche se ci piacerebbe volare. Alla fine, al fondo di tutto, in discussione è l’idea del limite. E quindi l’idea di Dio. Io capisco l’allergia al limite, ce l’ho anche io, e sapeste le cavolate che ho fatto. A nessuno di noi piace averne, vogliamo credere tutti al volontarismo di stampo anglosassone, all’efficientismo capitalista, al where there’s a will there’s a way. Ma non è così. A volte vogliamo una cosa, la vogliamo disperatamente e saremmo disposti a buttare tutto il resto, ma non la possiamo avere. Semplicemente perché è così. Siamo limitati, siamo creature. Ma la buona notizia, il Vangelo, è che la morte non ha l’ultima parola. Cristo è risorto. Il limite non ha l’ultima parola su di noi, non perché lo superiamo ma proprio quando lo accogliamo. Quando accettiamo di perdere la nostra vita cominciamo a vivere. La buona notizia è che questo limite ci custodisce. È per noi, è per il nostro vero bene, perché nostro Padre, l’Onnipotente, più intimo a noi di noi stessi, ci ama profondamente e ci vuole salvare. Per questo credo che occuparsi di questi temi – l’uomo maschio e femmina a immagine di Dio – sia il cuore del discorso culturale dei nostri giorni. Non è certo la questione delle unioni civili o delle adozioni agli omosessuali il cuore del problema, anche perché interessa lo zero virgola qualcosa della popolazione. A essere in ballo è l’uomo creatura. E quello che mi sembra di annunciare alzandomi in piedi ogni volta che posso non è certo che sono contro le unioni civili, ma l’amore infinito di Dio per ognuno dei suoi figli, qualsiasi identità egli ella esso percepisca. Mi sembra di annunciare che per questo ogni vita non si può toccare perché non ci appartiene, neanche la nostra. Certo, questo non ci esime dal dovere e dalla gioia della solidarietà. Ma crediamo che anche annunciare alle persone che sono amate sia fare loro un grande bene. Il problema è farlo con dolcezza, con delicatezza, senza offendere, senza ferire, ma farlo. Anche questo, mi pare, è cercare di mettersi vicini, al fianco dell’umanità sofferente, smarrita, limitata e ferita, farlo da poveri uomini e povere donne quali siamo ovviamente anche noi cristiani, per il solo fatto di essere umani, dunque limitati. Felicemente limitati”. Che sia allora anche la nostra testimonianza!   Mostra itinerante UOMO-DONNA: NELLA COMUNE DIGNITÀ, LA BELLEZZA DELLA DIFFERENZA
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