"Finis, Deo gratias"

Stabat Mater

La composizione di Giovanni Battista Pergolesi

07 Aprile 2023

C'è un ragazzo di 25 anni che nel 1735 riceve la commissione di scrivere una delle più belle composizioni sacre per la Settimana Santa. È Giovanni Battista Pergolesi che compone, per volontà di una confraternita napoletana, questa straordinaria opera: lo "Stabat Mater".

Pergolesi morirà l'anno successivo, ad appena 26 anni, a causa di un male, la tisi, che da sempre attanagliava lui e la sua famiglia. La grandezza di questa composizione è di tradurre nell'arte della musica la sua stessa esperienza - di dolore degli ultimi mesi della sua vita - come le attese e i desideri che caratterizzano l'esperienza di tutti gli uomini, fino a noi, oggi.

Il giovanissimo compositore, "dotato di autentico spirito religioso" così lo definiscono i suoi maestri di conservatorio, non avrà tempo di ascoltare eseguito il suo capolavoro.

"Finis, Deo gratias" sigilla il libretto che è riuscito a concludere nel breve tempo a disposizione.

Oggi, Venerdì Santo, vogliamo donarvi l'ascolto di questo struggente brano.

Ci uniamo alla passione di Gesù attraverso il dolore di Maria Santissima che abbraccia e prende su di sé tutto il dolore del mondo, nel tempo e nella storia, fino al mio, al tuo del tempo presente. Rivolgendoci a lei preghiamo: “Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum. Fa’ che il mio cuore arda, sia pieno di ardore, sia pieno di commozione nell’amare Cristo Dio, Gesù; nell’amarlo sopra ogni cosa/dentro ogni cosa, dentro ogni cosa/sopra ogni cosa… Fa’ che questa vita che io ora vivo nella carne, sia sempre nella fede di tuo Figlio Gesù, nell’esperienza della sua attrattiva presente, vincente e avvincente”(Nicolino Pompei). Amen. E così gloriosamente conclude lo "Stabat Mater", riaffermando la certezza che Cristo ha vinto la morte, la paura delle paure dell'uomo. Sì! Con Gesù, il risorto, nessuna notte è infinita! Lui è venuto a salvarci attraverso l'indicibile dolore. E continua a farlo adesso.

Ascolto: esecuzione del 1997 a Saronno della Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti

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