La speranza della fede

Il nostro 25° Convegno non poteva non ricordare i tanti fratelli cristiani che in diverse regioni dell'Africa e del Medio Oriente soffrono una violenta persecuzione a causa della fede in Cristo Gesù.

16 Febbraio 2016
da Nel Frammento anno XIII numero 4/2015 Il nostro 25° Convegno non poteva non ricordare i tanti fratelli cristiani che in diverse regioni dell'Africa e del Medio Oriente soffrono una violenta persecuzione a causa della fede in Cristo Gesù. Così abbiamo avuto la possibilità, attraverso l'amicizia con Marta Petrosillo dell'uffico stampa dell'opera Aiuto alla Chiesa che soffre, di conoscere due sacerdoti che abbiamo ospitato il 1° novembre al nostro Convegno, testimoni diretti del martiro del loro popolo: don Herman della Repubblica Centroafricana e don Rami della regione di Oms in Siria. Di seguito è roportato il loro racconto, la loro sofferenza per una situazione di assoluto terrore che questi popoli vivono, ma ancor di più emerge una testimonianza di speranza nella fede in Cristo Gesù. Dal confronto di questi due sacerdoti abbiamo voluto sottolineare che mentre in Medio Oriente o in Africa si è sottomessi all'Islam e non si è nella possibilità di professare la propria fede vivendo da profughi perseguitati, nel mondo Occidentale si vive la scristianizzazione, la cultura del relativismo, dell'indifferenza che esprime lo stesso odio all'Avvenimento di Gesù Cristo. Entrambe le situazioni mostrano il tentativo del Male di vincere sul Bene, di annientare la cultura dell'Amore, da un lato in maniera violenta, dall'altro in maniera subdola e viscida. In questo clima di "guerra mondiale", visti gli ultimi tragici attentati terroristici in Francia da parte di esponenti dell'Isis, la paura degli Europei e del mondo intero, noi ti preghiamo Signore, aumenta la nostra fede, il nostro ardore  a costruire ed edificare il Tuo Regno. Siamo, pertanto, profondamente grati al Signore per il dono della presenza tra noi di due grandi amici come don Rami e don Herman. Incontro testimonianza con don Rami Al Kabalan e don Herman Tanguy Ponezrozou
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