QUELLO CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO

Ai piccoli è dato, agli umili è dato, ai poveri è dato…

Dall’approfondimento “Il centuplo adesso e in eredità la vita eterna”

Quando ci ritroviamo di che cosa dobbiamo parlare? Che cosa dobbiamo approfondire? Chi dobbiamo domandare di incontrare, di capire, di riconoscere e seguire? Chi è che ci convoca sempre? Chi se non l’Avvenimento che ci costituisce, la Presenza che solo ci corrisponde e a cui desideriamo lasciar plasmare tutto il nostro io. Se non Colui che è il senso della vita in ogni suo istante e respiro, e che solo ci abilita a guardare, sentire, usare, attraversare tutto, veramente. Se non quell’Avvenimento che ci fa stare qui e nel mondo realmente come una “cosa sola”. Siamo amici per Lui e solo in Lui. E da questa amicizia non può che generarsi una trama di rapporti che portano e apportano quella Novità da cui inevitabilmente scaturisce una civiltà, una società, un popolo nuovo. Tanto più è in noi quanto più si riverbera nella gente e tra la gente. Non siamo qui ad approfondire una tematica, ma Uno dentro la tematica. Uno che siamo chiamati a rincontrare sempre, a guardare e a seguire sempre e in tutto. Uno, Gesù, la Presenza rivelatrice della vita vera. Uno che ci rende idonei al rapporto con la realtà, ad attraversarla adeguatamente in ogni suo fattore e rapporto, che ce la fa ritrovare amica perché luogo e segno della sua viva e attiva Presenza. Siamo qui, ancora una volta insieme e come una “cosa sola”, per quell’irrefrenabile desiderio, per quella insopprimibile urgenza di lasciar attaccare la vita alla sua radice vitale, all’Essere costitutivo della vita e di ogni cosa; a lasciar sorgere e risorgere l’io di ciascuno dallo stesso seme che ha dato e dà la vita dentro ogni istante. Quella radice e quel seme che è Cristo, tutta e la sola la vitalità della “pianta”, tutta e la sola vita del “tralcio”, tutta e la sola loro possibilità di sviluppo e fruttuosità. È proprio il nostro cuore che adesso - come dentro ogni istante - ci supplica di non cedere ad alcuna distrazione, di non avere altro sguardo e altra cedevolezza che alla sua Presenza viva, viva qui e ora; perché non c’è altra presenza più sospirata, più anelata e più corrispondente ad esso di Cristo. E non c’è altra ragione e movente della e per la nostra diletta Amicizia che Lui…

Quale deve essere la nostra immediata ed inevitabile posizione? È la posizione che proprio questa mattina, nella santa Messa, ci veniva indicata dall’antifona al Vangelo: “Ai piccoli hai rivelato il Mistero del regno dei cieli”. E dal Vangelo stesso, nelle due opposte posizioni del fariseo e del pubblicano. La possibilità di accoglienza, riconoscimento e incidenza di Colui che è la vera sorgente della vita si gioca immediatamente dentro queste due posizioni: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. Si gioca sempre nelle parole di Gesù che più volte vi ho richiamato: “Ti benedico, o Padre... perché hai tenuto nascoste queste cose a coloro che si fanno, si credono sapienti… e le hai rivelati ai semplici, ai piccoli; sì perché così è piaciuto a te, Padre” (Mt 11, 25-26). Non c’è altra posizione se non quella dei piccoli, degli umili, dei semplici, dei poveri: quella richiesta in ogni momento, perché l’unica adeguata alla originale natura dell’uomo - che è quella di essere creato, dato e fatto. Richiesta dall’evidenza che non sono io ma Altro l’origine e la verità di me e di tutto, che io sono dato e dono. Che tutto è dato ed è dono ritrovato.

L’unica che permette l’apertura, il riconoscimento, l’accoglienza, l’influsso e l’incidenza di Chi ha creato, dato e fatto, di Colui che è la sorgente della vita. Che apre allo sguardo di meraviglia e di stupore sulla vita e sulla realtà come quello che vediamo stampato nei nostri bambini; che sa accoglierle innanzitutto come dono e nella loro continua pro-vocazione al Mistero. “Se non diventerete come bambini...” è qualcosa che riguarda e richiama il nostro attuale e costante atteggiamento del cuore. “...Non entrerete nel regno dei cieli” significa che non entreremo nella chiarezza, nella profondità e nello splendore della vita, della realtà delle cose, innanzitutto adesso, come preludio della vita eterna, del regno di Dio attuato definitivamente. “Se non diventerete come bambini” è la posizione, la disposizione del cuore in cui Cristo afferma essere la vera grandezza di un uomo, che permette di diventare uomini e in cui solo è possibile la comprensione della vita e della realtà. È proprio la disposizione adeguata alla possibilità di riconoscere ed accogliere il suo Essere e la sua viva iniziativa in noi e nella realtà tutta. La presenza di Cristo come la rivelazione del Mistero nella storia come Uomo, che c’è, che c’entra, che opera sempre, che è contemporaneo a tutti, che cambia e che salva. Ma è anche la posizione più razionalmente adeguata per conoscere la realtà, per prendere coscienza della realtà in ogni suo fattore come segno di qualcosa d’Altro, come Mistero. In qualsiasi momento, come in qualsiasi campo, questa posizione è necessaria: per ricercare, entrare, attraversare, conoscere, possedere, usare adeguatamente e veramente; per non ritrovarci chiusi, soli e disperati nel carcere di una realtà concepita a priori, ideologicamente, secondo pregiudizi, impressioni e pareri forniti dalla mentalità del mondo. Non si può conoscere veramente e fino in fondo una “cosa” che già abbiamo forzatamente, pregiudizialmente e quindi irrazionalmente autodefinito con la nostra misura. Non si può conoscere la realtà andandole incontro con gli “occhi” pieni di pregiudizi e di definizioni impropriamente autostabilite. Escludendo e censurando arbitrariamente fattori della realtà, o riducendoli e sottomettendoli a una immediata reazione istintiva, manipolandoli in funzione di una ostinata idea preconcetta. E non c’è infatti uomo più grande, a qualsiasi livello, di questo uomo umile, semplice, povero, piccolo…: tutto e sempre aperto, spalancato nel cuore e negli occhi, proprio come un bambino, alla verità di tutto. Tutto teso e aperto solo e sempre alla verità di tutto. Affamato di bellezza, sempre pieno di meraviglia e stupore per tutto, e per questo continuamente aperto e commosso verso qualsiasi indicazione e segno, verso la totalità della realtà come segno del Mistero, in cui “ogni” e tutto consiste e da cui “ogni” e tutto dipende. Nel facile riconoscimento della sua debolezza e fragilità, elementarmente cosciente e gioioso della sua costitutiva dipendenza, del suo dipendere dal Totalmente Altro, quest’uomo umile, semplice, povero, piccolo… vive spalancato e teso al suo connaturato bisogno, al suo assoluto desiderio di questo Totalmente Altro. A cui non solo riconosce di appartenere originalmente, ma che sente vibrare e da cui si sente investito e pro-vocato in ogni momento del suo rapporto con la realtà. E che per questo attende come un bambino attende sua madre, come un mendicante attende sempre tutto…

Pensate invece alla recezione che si ha di parole come umile, semplice, piccolo; come sono sempre percepite dimezzanti, seganti l’umano, opposte alla realizzazione di un uomo...

Se uno ha a cuore e prende sul serio la propria vita… questa è la vera virtù di un uomo - virtù intesa come disposizione del cuore necessaria e continuativa nel rapporto con tutto. Ai piccoli è dato, agli umili è dato, ai poveri è dato... perché tutto nella realtà ci supera ed più grande di noi, tutto è segno del Totalmente e Infinitamente Altro da noi che ci fa e ci dà: perché così tutto è stato ordinato da Dio Padre. Ed è solo un uomo con questo cuore che lo riconosce. Se non diventerete come bambini... non infantili, ma bambini nel cuore, nella mente, nello sguardo, nello stupore, nel bisogno, nell’attaccamento... non ci sarà la possibilità della vita, la chiarezza della vita, la rivelazione della vita; e non entrerete nel Regno dei cieli… cioè nel compimento e nella definitività della vita, la vita eterna, lo scopo e il destino della vita.

Non c’è nessuno più grande, più umanamente potente, più intelligente, libero e bello di questo uomo piccolo, umile, semplice, povero… Da qualsiasi situazione siamo venuti, adesso questa è la posizione.

Non possiamo che chiedere aiuto allo Spirito Santo. Come ci insegna san Paolo nella prima Lettera ai Corinzi: “Quello che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore di uomo, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano”: è il centuplo e la vita eterna. “Ma Dio lo rivelò mediante lo Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi mai conosce i segreti dell’uomo - il segreto della vera esigenza del cuore di ogni uomo, il desiderio e la risposta ad esso - se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio” (I Cor 2, 9-11). “Quello che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore di uomo, questo ha preparato Dio per coloro che lo amano”: questo è il centuplo e la vita eterna. Ma a noi Dio lo ha rivelato, perché Dio stesso si è rivelato; il Mistero si è rivelato. Il Mistero in cui solo la vita è, c’è ed è possibile si è rivelato nella storia, si è fatto Uomo; attraverso l’azione vivificante del suo Spirito in una Donna di nome Maria, si è fatto Uomo. Invochiamo lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, lo Spirito che ha fecondato Maria, che solo conosce il mio cuore, il mio segreto, la mia necessità, la mia urgenza. Qual è questo segreto? Il segreto dell’uomo è tutto nella sua domanda, nel suo cuore che è domanda assoluta di verità, di significato, di pienezza, di risposta esaustiva. Non può essere lo spirito del mondo a rispondere e a corrispondere, ma è solo lo Spirito di Dio che ci abilita a conoscere ciò che Dio ci ha dato. “E noi abbiamo ricevuto non lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere i doni che Egli ci ha elargito” (I Cor 2, 12-13). È lo Spirito che Cristo ci ha lasciato come eredità perché la sua Presenza fosse permanente e continuamente contemporanea ad ogni tempo, ad ogni uomo; che rende quel primo gruppo di uomini eletti da Cristo la sua Chiesa, il suo Corpo vivo e presente nella storia, la sua Compagnia nel “qui e ora” di ogni uomo. È lo Spirito che ci rende idonei e capaci di vivere del rapporto con Lui e di essere questa amicizia, la sua amicizia, nella sua santa Chiesa. A Lui chiediamo aiuto per essere assicurati nella posizione del piccolo, dell’umile, nella posizione adeguata a riceverLo e a lasciarci plasmare dalla sua azione. InvochiamoLo per il nostro lavoro di ascolto, approfondimento, di ripresa delle ragioni di ciò che ascoltiamo, ci diciamo, impariamo, affermiamo… perché la nostra vita si sposti dalla parte di Cristo, risulti dal rapporto con Cristo, risulti centuplicata momento per momento dall’obbedienza alla sua Presenza riconosciuta, amata, mendicata e seguita come Avvenimento decisivo. InvochiamoLo perché accada la nostra compagnia come la sua amicizia in noi, nei nostri rapporti, nella nostra affezione… abbandonando riserve, resistenze, ostentazioni di effimere obiezioni e difficoltà, parole e problematicità che offendono innanzitutto la nostra vita e dentro cui perdiamo sempre.

Vieni Santo Spirito...  

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