Questa mattina, all’inizio della Santa Messa, mentre venivo accolto dal saluto del celebrante, di colpo mi sono sentito preso e invaso dall’evidenza che non poteva esserci un saluto più corrispondente al cuore, un saluto più anelato dal cuore di ciascuno, un saluto più adeguato al nostro bisogno più profondo, di quello che stava investendo me proprio in quel momento. Non c’è niente di più adeguato e di più anelato dal cuore di ogni uomo, di quell’avvenimento affermato dalle parole di saluto del celebrante all’inizio della Santa Messa. Non c’è nulla di più urgente, decisivo e salutare per un uomo della Realtà di quelle parole. È come se fossi stato ulteriormente folgorato da questa certezza. E mi sono detto, pensando all’incontro di questa mattina con voi: non posso e non voglio pronunciare nesuna parola se innanzitutto non abbraccio ciascuno dei presenti con questo stesso saluto.
La Chiesa, utilizzando normalmente le grandi espressioni di saluto con le quali san Paolo si rivolge alle sue comunità, non può che iniziare ogni sua celebrazione liturgica mettendo immediatamente davanti a ciascuno quello che è Essenziale e quindi decisivo per la vita. Quella Presenza senza la quale non è che si vive di meno: non si è proprio capaci di vivere; non solo non si vive: non c’è proprio la vita. “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”. Solo in questo saluto tutta la nostra vita è totalmente considerata e abbracciata, ciascuno di noi è pienamente abbracciato per quello che è. Tutto quello che mi fa essere, tutto quello che desidero, tutto quello di cui sono assoluto bisogno c’è ed è una Presenza reale che si mostra già attraverso questo saluto. Una Presenza che ci viene sempre incontro, che desidera abitare la nostra vita e camminare con noi. È tutto l’essere di Dio che ci investe in questo saluto. È tutto l’essere di Dio che siamo invitati a lasciar entrare perché investa tutta la nostra vita, perché sia la nostra vita, perché la possa decidere in ogni suo istante. Non c’è nessun’altra presenza che il cuore attende di incontrare, e quindi non ci sono parole più adeguate all’umano di ciascuno: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”. Non è l’esigenza di enunciare delle formule dogmaticamente e teologicamente perfette ciò che spinge san Paolo - e successivamente la Santa Chiesa - a rivolgersi alla comunità e a ciascuno con queste espressioni di saluto. C’è solo il bisogno di affermare l’Avvenimento imprescindibile perché essenziale alla vita, essenziale al cuore e alla salvezza di ogni uomo. Sono diverse le espressioni: ma tutte comunque portano l’Avvenimento essenziale, portano una provocazione alla vita di ciascuno perché sia incontrata e afferrata dal Signore, sia vissuta alla presenza e nella compagnia di Dio, sia radicalmente segnata dall’amore di Dio Padre che si rivela nella presenza di Gesù Cristo attraverso la Sua grazia nella permanente azione dello Spirito Santo.
La formula più immediata è proprio: il Signore sia con te, sia con tutti voi. In questa sostanziale espressione, da un lato viene affermata tutta la certezza della presenza di Dio con noi; dall’altro, vi è l’invito alla libertà di ciascuno perché possa spalancarsi e lasciarsi investire dalla Sua onnipresente presenza, sempre accesa di amore verso ciascuno di noi, mendicante di sfamare e dissetare del Suo amore infinito il nostro cuore sempre e solo affamato e assetato di Lui. Quell’Amore infinito che ci ha creati dal niente e senza alcun merito, che ci ha amati e ci ama senza condizioni, che si è rivelato nella presenza di Gesù e ci ha salvati per mezzo di Gesù senza merito alcuno; quell’Amore infinito di Dio che si rivela nella presenza e nell’amore di Gesù e che ci investe permanentemente nell’azione dello Spirito Santo nella vita e nella comunione della Sua Santa Chiesa: questo Amore sia con te, con me, con noi. Sia con me ora, in ogni ora, in ogni istante breve. Sia l’avvenimento che lasciamo entrare nella nostra vita perché la possa decidere e massimamente qualificare in tutto. In tutte le sue diverse formulazioni, comunque questo saluto richiama e costringe ciascuno di noi alla coscienza del nostro essere fatti, del nostro più profondo bisogno, e quindi a quell’Essenziale da cui dipende tutta la massima affermazione della vita. Infatti, nella Santa Messa sono il preludio che ci apre all’incontro con Cristo nel segno dell’Eucaristia, perché realizzi questo attaccamento di tutto noi stessi alla Sua presenza. Salutarci e accoglierci così è il modo più immediato e fraterno con cui possiamo sostenerci al senso del nostro stare qui, del nostro cammino e della nostra compagnia nella Chiesa. Ed è già una provocazione alla libertà di ciascuno verso la presenza del Signore che proprio ora e proprio come un mendicante, ci sta venendo incontro, arso solo dal desiderio di parlare al cuore di ciascuno e attirarlo tutto al Suo amore.
Per questo ho riconosciuto imprescindibile accogliervi e salutarvi così come la Santa Chiesa ci accoglie nella sua Liturgia. Nel desiderio di ridestare immediatamente il cuore di ciascuno a quella Presenza che sola è capace di svelare noi stessi a noi stessi, di bastare e corrispondere pienamente all’esigenza infinita del cuore, di rispondere a tutta l’assoluta dimensione del nostro bisogno. Quella Presenza senza la quale non solo la vita non ha senso, ma è proprio incapace di vivere, incapace di tutto: si perde, si annichilisce, si delude fino alla depressione e alla patologia, dentro il peso e il dominio di quei falsi, illusori, deleteri, pretenziosi e ostinati nostri tentativi di farla “essere” e di farla felice.
Sono stato facilitato a seguire questa mia improvvisa esigenza dalla presenza di due nostri amici che ho incontrato questa mattina in chiesa. Proprio coloro a cui ho chiesto, quest’anno, di poter chiudere il nostro convegno con la loro testimonianza. Commosso dalla sorpresa di questo incontro, mi sono ritrovato a domandarmi che cosa avrei desiderato per loro e cosa loro avrebbero dovuto testimoniarci, particolarmente dentro tutta l’esperienza drammatica e struggente che hanno vissuto nella nascita di loro figlio. È in quel momento che sono stato raggiunto dalle parole di saluto del sacerdote, che mi hanno fatto emergere, come già vi ho detto, nella certezza che non poteva esserci avvenimento più urgente, più decisivo e più salutare, non solo per ciascuno di noi ma per ogni uomo, di quello che mi stava chiamando a spalancargli tutto il mio cuore attraverso quelle parole: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”. Non un saluto “spirituale” relegato ad un gesto “spirituale”. Ma un saluto che porta e afferma una Presenza da cui lasciarsi incontrare e che proprio nell’Eucaristia accade come avvenimento che si propone come il senso di tutto, la verità di tutto, che c’entra con tutto; come l’unico avvenimento che ci rende capaci e in cui è possibile poter vivere e affrontare tutto quello che c’è, che siamo e che ci accade. Quella presenza di Dio con noi che fin dal primo mattino, magari senza saperlo, aneliamo come e di più di quella cerva che anela ai corsi d’acqua, come e di più di quella terra deserta e arida che anela ad una sorgente d’acqua; come l’amato sospira e anela all’amata, come un bambino attende lo sguardo e le braccia della sua mamma. Quella presenza di Dio con noi a cui così profondamente aneliamo perché ci accompagni a vivere la vita, sia tutta la nostra compagnia dentro tutti gli istanti e i fattori della nostra vita, fino a quelli più tremendamente drammatici, che così spesso ci aggrediscono e ci colpiscono. Fissando il mio sguardo sui nostri amici Marco e Maria, pensando a tutto quello che hanno vissuto, mi si è ulteriormente palesato tutto quello che avrei desiderato affermare dentro questo incontro e quello che avrebbero loro stessi dovuto mostrare e farci incontrare nella loro testimonianza. Tutto quello che rende ragionevole e imprescindibile lo stare qui, la nostra appartenenza alla compagnia, seguire il nostro cammino. Tutto quello che qualifica e deve qualificare la nostra amicizia come richiamo, sostegno e testimonianza vicendevole. Tutto quello che come passione, amore e responsabilità siamo chiamati a testimoniare con tutta la nostra vita dentro la vita del mondo.