QUELLO CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO

Non sappiamo nient'altro che una preghiera semplice

Brano di Nicolino Pompei tratto dall’approfondimento “Questa vita che ora io vivo nella carne la vivo nella fede del Figlio di Dio”

Questa vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio. Siccome non è uno sforzo, non è il frutto di un nostro sforzo o di una nostra iniziativa, ma sempre e comunque il frutto della sua grazia e della prevalenza della sua presenza, della sua attrattiva, della sua iniziativa dentro la nostra vita di carne, questa esperienza non possiamo che domandarla, che domandarla sempre. È proprio qui che innanzitutto si gioca la nostra libertà: nel domandarla sempre, nel domandarla proprio a Lui. Domandarla desiderandola, desiderandola sempre. E in questa domanda - come in tutto il nostro cammino - non può mancare mai la Madonna, non possiamo mai smettere di intercettare la Madonna, di chiamare in gioco Maria Santissima.

Adesso lo facciamo attraverso alcune espressioni della preghiera alla Madonna di Chartres di Péguy, anche perché mi aiutano a riprendere il cuore di tutto il cammino vissuto con voi questa mattina. Sono parole rivolte a Maria Santissima, ma che possiamo tranquillamente riferire anche all’avvenimento della fede, al rimanere nella sua grazia, e anche alla nostra compagnia.

Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene facile… (certo che è facile sbagliare, peccare, tradire, essere sedotti dalla legge della carne e del mondo… ma rimane ancora più facile essere riabbracciati, lasciarsi riprendere, lasciarsi rigenerare e ritrovarsi dentro una commossa gratitudine: la differenza è solo un’esperienza, la differenza è tra chi ne fa o non ne fa esperienza)… Il solo angolo della terra dove tutto si fa docile (dentro questa esperienza è facile ritrovarsi avvinti e quindi docili, cedevoli). E questo vecchio cuore che faceva il ribelle; e questa vecchia testa e i suoi ragionamenti… E questa giovinetta che si faceva tanto bella… Ciò che dappertutto altrove è una dura legge, qui non è che un bel piegarsi sotto i vostri comandamenti… (il “bel piegarsi” al comandamento dell’amore, del suo amore, all’avvenimento della sua dolce e amorosa attrattiva). Ciò che dappertutto altrove richiede un esame (siamo sempre sotto esame, dobbiamo sempre dimostrare qualcosa anche dentro le nostre case, anche dentro gli affetti più prossimi), qui non è che l’effetto di un’inerme giovinezza (di una disarmata e disarmante giovinezza, freschezza, vitalità...). Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene infante… Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene nuovo e questa vecchia testa e i suoi barbagli (quando lasciamo semplicemente prevalere, insediare, abbracciare la nostra vita dall’avvenimento della Novità, tutto diventa nuovo, tutto è rigenerato…). Ciò che dappertutto altrove è una resistenza, qui non è che seguire e compagnia (come è facile e semplice cedere e seguire, come è facile e semplice la compagnia quando c’è l’avvenimento di un’attrattiva!). Ciò che dappertutto è prosternarsi, qui non è che una dolce e lunga (continua) obbedienza… Ciò che dappertutto altrove richiede un attestato (un attestato di idoneità) qui non è che il frutto di una povera tenerezza (della dolcezza, della tenerezza di uno sguardo puro, vergine e impareggiabile). Ciò che dappertutto altrove chiede un tocco di destrezza (una capacità, un’abilità, una prontezza), qui non è che il frutto di un’umile inettitudine (“l’inettitudine” dell’umiltà, degli umili, dei poveri di spirito).Ciò che dappertutto altrove è costrizione di regola, qui non è che un impeto e un abbandono (come vediamo nei nostri bambini, nei nostri figli: ne fanno di tutti i colori, è facile che possano farne di tutti i colori, è facile vederli “rompere tutto”, ma è ancora più facile vederli nell’impeto di una preghiera, di una domanda di aiuto, di perdono e nel bisogno di abbandonarsi alle braccia della mamma e del papà; vederli nell’impeto di una richiesta di aiuto proprio abbandonandosi alle braccia amorevoli, certe e sicure della mamma e del papà). Ciò che dappertutto altrove è dura penale, qui non è che una debolezza che viene sollevata… (una debolezza che viene abbracciata, sollevata, portata, rigenerata…). Ciò che dappertutto altrove è una spossatezza, qui non è che il fiore di una giovane preghiera (di una semplice, piccola, spontanea, ripetuta e rinnovata preghiera). Ciò che dappertutto altrove sarebbe un duro sforzo, qui non è che semplicità e quiete (una tensione semplice, un cuore semplice, un profondo silenzio, una profonda pace). Ce ne han dette tante, o Regina degli Apostoli, abbiamo perso il gusto per i discorsi (fosse vero!). Non abbiamo più altari se non i vostri, non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice.

Non abbiamo e non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice. Non abbiamo nient’altro che una compagnia semplice, facile… un cammino semplice, facile… una sequela semplice, facile… Non abbiamo più altari se non i vostri, non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice. E allora preghiamo con una preghiera semplice, resa ancora più semplice e facile dalla presenza e dall’intercessione della Madonna. Attraverso di lei preghiamo con queste parole semplici, facili del santo cardinale John Henry Newman: “Caro Gesù, aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque vada, inonda la mia anima con il tuo Spirito e la tua Vita. Penetra e possiedi tutto il mio essere, così completamente che la mia vita non sia che un riflesso luminoso della tua. Risplendi attraverso di me, e sii così presente in me, che ogni anima con cui vengo a contatto sperimenti la tua presenza nella mia anima. Che alzino gli occhi e vedano non più me, ma Gesù soltanto! Rimani con me, e allora comincerò a risplendere come tu risplendi; risplendere in modo da essere luce per gli altri. La luce, o Gesù, proverrà tutta da te; niente di essa sarà mia. Sarai tu a risplendere sugli altri attraverso di me. Fa’ che, così, io ti lodi nel modo che più ami: risplendendo di luce su coloro che sono attorno a me. Fa’ che ti annunci senza predicare, non a parole, ma con l’esempio (con una vita, una umanità attratta tutta da te), con una forza che trascina, con l’influenza benevola di ciò che faccio (che fai e operi tu in me) con la pienezza tangibile dell’amore che il mio cuore porta per te”.

E rivolgendoci direttamente a Maria Santissima, preghiamo con le semplici e facili parole dello Stabat Mater: “Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum”. Fa’ che il mio cuore arda, sia pieno di ardore, sia pieno di commozione nell’amare Cristo Dio, Gesù; nell’amarlo sopra ogni cosa/dentro ogni cosa, dentro ogni cosa/sopra ogni cosa… Fa’ che questa vita che io ora vivo nella carne, sia sempre nella fede di tuo Figlio Gesù, nell’esperienza della sua attrattiva presente, vincente e avvincente; nell’attrattiva presente, vincente e avvincente del suo amore, del suo dolce sguardo sempre presente, che non smette mai di guardarmi, di mendicarmi, di perdonarmi; nell’esperienza di una sequela continua, di un abbandono continuo, di un cedimento continuo all’incessante iniziativa della sua grazia. E ti preghiamo: proteggi sempre il Santo Padre Papa Francesco, la Santa Chiesa di Tuo Figlio - la Sua Chiesa; proteggi sempre la nostra cara compagnia, il nostro popolo in cammino con la tua preveniente e onnipresente compagnia, con la potenza e la tenerezza del tuo amore. Amen.

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