QUELLO CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO

Rendere visibile l’essenziale, cioè Gesù Cristo

Dall’approfondimento “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?”

Nel suo discorso ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Papa Francesco ha fatto chiarissimamente emergere quello che ha più a cuore per tutta la Chiesa: l’urgenza di “risvegliare nel cuore e nella mente dei nostri contemporanei la vita della fede. La fede è un dono di Dio, ma è importante che noi cristiani mostriamo di vivere in modo concreto la fede attraverso l’amore, la concordia, la gioia, la sofferenza, perché questo suscita delle domande, come all’inizio del cammino della Chiesa: perché vivono così? Che cosa li spinge?… Cuore dell’evangelizzazione è la testimonianza della fede e della carità. Ciò di cui abbiamo bisogno, specialmente in questi tempi, sono testimoni credibili che con la vita e anche con la parola rendano visibile il Vangelo, risveglino l’attrazione per Gesù Cristo, per la bellezza di Dio… C’è bisogno di cristiani che rendano visibile agli uomini di oggi la misericordia di Dio, la Sua tenerezza per ogni creatura… La nuova evangelizzazione è un movimento rinnovato verso chi ha smarrito la fede e il senso profondo della vita. Questo dinamismo fa parte della grande missione di Cristo di portare la vita nel mondo, l’amore del Padre all’umanità. Il Figlio di Dio è uscito dalla Sua condizione divina ed è venuto incontro a noi. La Chiesa è all’interno di questo movimento, ogni cristiano è chiamato ad andare incontro agli altri, a dialogare con quelli che non la pensano come noi, con quelli che hanno un’altra fede o che non hanno fede. Incontrare tutti, perché tutti abbiamo in comune l’essere creati a immagine e somiglianza di Dio. Possiamo andare incontro a tutti, senza paura e senza rinunciare alla nostra appartenenza”. Fino alle periferie dell’esistenza, ci dice il Papa. Questo esige un impegno “che richiami l’essenziale e che sia ben centrato sull’essenziale, cioè su Gesù Cristo. Non serve disperdersi in tante cose secondarie e superflue, ma concentrarsi sulla realtà fondamentale, che è l’incontro con Cristo, con la Sua misericordia, con il Suo amore e l’amare i fratelli come Lui ci ha amato”. Questo, prosegue il Santo Padre, “ci spinge anche a percorrere vie nuove, con coraggio, senza fossilizzarci! Ci potremmo chiedere: come è la pastorale delle nostre diocesi e parrocchie? Rende visibile l’essenziale, cioè Gesù Cristo?” (Papa Francesco, 14 ottobre 2013).

Dentro tutto il percorso che abbiamo vissuto questa mattina, come non lasciarci provocare personalmente da questa domanda, come non sentirla innanzitutto rivolta a ciascuno di noi proprio adesso. Come vi ho richiamato fino a qualche istante fa, il nostro cammino c’è ed è solo perché la nostra vita sia nell’avvenimento e nell’incidenza dell’essenziale, cioè di Gesù Cristo. Ed è questa vita tutta segnata e commossa dall’Essenziale che siamo chiamati a portare come testimonianza dentro la vita del mondo, a rendere visibile dentro la vita degli uomini. Allora domandiamoci semplicemente: dalla mattina alla sera, in quello che pensiamo, facciamo e diciamo, nell’affronto del tempo e delle circostanze, nella nostra amicizia e nei nostri rapporti quotidiani, nel nostro quotidiano procedere esistenziale, chi è l’essenziale, chi o che cosa abbiamo di più caro? Chi o che cosa riconosciamo come l’avvenimento essenziale in cui concepire tutto noi stessi? Da chi o da che cosa attendiamo la risposta al nostro cuore e al nostro bisogno, la risposta e la forza per poter vivere tutto? È Gesù tutto quello che attendiamo, tutta la nostra domanda, la nostra mancanza, la nostra tensione in quello che viviamo e facciamo, in tutto quello che diciamo e pensiamo? È quell’effettiva consistenza nella quale riconosciamo la possibilità e la capacità di affronto di circostanze, condizioni, rapporti che siamo chiamati o che ci ritroviamo a vivere? Non ci venga in mente di semplificare o attutire in noi la forza di queste domande e l’urgenza di ciò che richiamano attraverso una risposta automatica, meccanica, scontata e astratta. Non solo perché è solo la vita, l’esperienza della nostra vita che lo rende visibile e che lo mostra, ma anche perché non basterebbe al nostro cuore, all’esigenza sconfinata che siamo, a tutta l’attesa e la fame che siamo. La nostra vita e il nostro umano, lealmente e sinceramente colti e giudicati nell’esperienza, ce lo mostrano sempre, perché il nostro cuore e il nostro più profondo bisogno non sopportano nient’altro e meno della presenza di Cristo. Perché niente e nessuno meno o di diverso dalla presenza di Cristo può renderci capaci di vivere e affrontare tutto il dramma della vita. Occorre che ci sia una verifica e quindi un giudizio serio sulla nostra esperienza, sull’esperienza della nostra vita e del nostro umano in atto per poter cogliere e riconoscere ciò che è veramente essenziale, decisivo, assolutamente necessario per la nostra vita.

Dagli amici che abbiamo invitato a parlare in questo convegno non vogliamo delle chiacchiere, non vogliamo delle ulteriori nuove definizioni, non vogliamo dei contenuti di verità esposti a parole, non vogliamo delle spiegazioni astratte sul dolore o sulla malattia, delle frasi ripetute meccanicamente solo perché imparate dentro il cammino della compagnia. Vogliamo la loro esperienza “di carne e di sangue” attraverso cui poter vedere concretamente che è possibile vivere questa vita, fin dentro l’accadimento di circostanze drammatiche che spezzano le gambe. Del resto non ce ne frega niente. Non ci interessa e non può interessare nessuno. Quello che preme e urge al nostro umano e al nostro cuore, come a quello di ogni uomo, è poter ascoltare, vedere e toccare la realtà di un avvenimento semplice, facile, immediato, abbordabile, che possa svelare e destare la nostra vita dalla parte del cuore, che possa abbracciarla sempre e dappertutto e renderla capace di vita, di vivere tutto, ma proprio tutto. Quello che ci preme e ci urge è incontrare qualcuno che ci dica semplicemente: getta la rete da questa parte e non solo la tua vita riprenderà a vivere, troverà quella forza e quella luce per rimettersi in cammino, fosse anche sprofondata nelle tenebre, ma tirerai su una vita in abbondanza, una vita impareggiabile come sguardo e intelligenza, come amore, gioia e bellezza. Cosa c’è di più semplice e di più immediato di un’esperienza così, di un’esperienza che si può incontrare, vedere e toccare, e per questo così facile da seguire? Niente di complicato, niente di ascetico, niente di virtuoso o muscolare. Semplicemente l’esperienza di qualcuno attraverso cui si mostri quella Presenza capace di riprendere la nostra vita dentro qualsiasi momento, anche il più tragico, rimettendola sempre in cammino verso quel destino di beatitudine e di felicità che la segnano costitutivamente ed in maniera ineludibile. Non dimenticando mai quello che ci ha detto il Papa e che appartiene proprio alla nostra educazione: e cioè che solo nell’esperienza della nostra vita concreta e in atto l’Essenziale continuerà a rendersi visibile, Cristo risorto e vincitore si potrà mostrare ad ogni uomo. Solo così saremo testimoni credibili.

“Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre egli conversava con noi lungo la via?”. Solo Lui è capace di far ardere incessantemente il nostro cuore perché è solo per Lui che è stato costituito e tessuto in noi. Ognuno di noi, proprio ora, attraverso questo gesto si senta chiamato per nome da Gesù. Ognuno di noi gli spalanchi il proprio cuore affamato solo di Lui, perché la Sua presenza possa ancora una volta incontrarci e mostrarsi in tutto il Suo amore, in tutta la Sua forza di resurrezione, di redenzione e di vittoria, proprio dentro il nostro umano così segnato da debolezza mortale. Solo se ci lasciamo raggiungere e investire dalla forza di Cristo risorto che ci viene sempre incontro, potremo sperimentare quell’ardore del cuore, quel respiro della vita, quel recupero e quella rinascita reale del nostro umano, quella capacità di affronto del nostro drammatico quotidiano, quell’amore e quella passione verso la realtà e l’esistenza di ogni uomo che abbiamo incontrato nell’esperienza umana dei Suoi primi discepoli. Potremo incontrarla finalmente come un’esperienza quotidiana, sempre possibile a tutti in ogni momento e dentro qualsiasi condizione. Ed essere così testimoni credibili di ciò che Papa Francesco ha confermato a più riprese in questi mesi: “Lui è sempre fedele e con la Sua misericordia non si stanca mai di tenderci la mano per risollevarci, di incoraggiarci a riprendere il cammino, di ritornare a Lui e dargli la nostra debolezza perché ci doni la Sua forza. E questo è il cammino definitivo: sempre con il Signore, anche nelle nostre debolezze, anche nei nostri peccati” (Papa Francesco, 13 ottobre 2013).

Occorre semplicemente decidersi per questo cammino. Decidere di iniziare a seguire seriamente il nostro cammino, in un rinnovato entusiasmo e dentro una commossa gratitudine per questa opera della Grazia, per questa modalità tessuta e costituita dall’opera dello Spirito Santo, proprio per ciascuno di noi, nella vita della Chiesa. Perché il Signore possa continuare a parlare al nostro cuore, ad entrare nella nostra vita e a camminare con noi come compagnia decisiva della nostra avventura umana, dentro tutta la nostra vicenda umana; dentro tutte le circostanze che ci accadono perché siano riconosciute e vissute come occasione, ambito, strada attraverso cui la Sua presenza possa mostrarsi viva e vincente su tutto quello che ci vince e ci vincerebbe inesorabilmente. Così ci ha detto Papa Francesco durante la Veglia pasquale di quest’anno: “Nulla rimane più come prima, non solo nella vita di quelle donne, ma anche nella nostra vita e nella storia dell’umanità. Gesù non è morto, è risorto, è il Vivente. Non è semplicemente tornato in vita ma è la vita stessa… Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano… È rivolto a me, a te, cara sorella e caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo?… Accetta allora che Gesù risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte... Non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole… Chiediamo che il Signore ci renda partecipi della Sua resurrezione: ci apra alla Sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio, tanto belle; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo e operante in mezzo a noi” (Papa Francesco, 30 marzo 2013).

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