[…] A conclusione di questo esaltante e commovente percorso, desidero ancora dare spazio alle parole di Papa Francesco. Facendovi ascoltare la parte finale della sua omelia sulla figura di Pietro, che abbiamo già attraversato in un suo tratto. “Chiediamo al Signore, oggi, che questo esempio della vita di un uomo che si incontra continuamente con il Signore e il Signore lo purifica, lo fa più maturo con questi incontri, ci aiuti a noi ad andare avanti, cercando il Signore e incontrandolo, facendo un incontro con Lui. Ma più di questo è importante lasciarci incontrare dal Signore: Lui sempre ci cerca, Lui è sempre vicino a noi. Ma tante volte, noi guardiamo dall’altra parte perché non abbiamo voglia di parlare con il Signore o di lasciarci incontrare da Lui. Incontrare il Signore, ma più importante è lasciarci incontrare dal Signore: questa è una Grazia. Ecco la Grazia che ci insegna Pietro. Chiediamo oggi questa Grazia” (Papa Francesco, 17 maggio 2013).
Sì, proprio adesso, così come siamo, ciascuno di noi spalanchi il proprio cuore e domandi questa Grazia. Ci venga in soccorso la Madonna, la piena di Grazia, perché la sua compagnia ci sostenga e ci accompagni a vivere questo gesto, così come il cammino della nostra compagnia, per lasciarci radicalmente incontrare dal Signore e investire dall’opera continua della Sua Grazia. Chiediamo alla Madonna di essere sostenuti da lei a quell’apertura del cuore adeguata alla sua costitutiva esigenza, perché Cristo possa entrare e soddisfarlo di Lui, farlo ardere del Suo amore, attrarlo fino alla immedesimazione con il Suo Cuore. Perché la nostra vita risulti nel medesimo avvenimento che definisce e qualifica radicalmente quella di san Paolo: “Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio”.
Lasciamoci attirare dal cuore e dall’ardore esistenziale e umano dei Santi. La nostra preghiera emerga come quella che sgorga dal cuore di san Tommaso, sia accesa dal medesimo ardore del cuore che lo fa rivolgere a Dio con queste struggenti parole: “Mio Dio, non dimenticarti di me, quando io mi dimentico di te. Non abbandonarmi, Signore, quando io ti abbandono. Non allontanarti da me, quando io mi allontano da te. Chiamami se ti fuggo, attirami se ti resisto, rialzami se cado…”. Perché - come affiorava da un altro cuore tutto arso dall’amore di Cristo come quello della grande Madre Teresa di Calcutta - “tu sei la vita che voglio vivere, la luce che voglio riflettere, il cammino che conduce al Padre, l’amore che voglio amare (anche se poi lo tradisco, lo riduco, lo svendo abbeverandomi ad amori falsi e momentanei, incapaci di soddisfarmi), la gioia che voglio condividere, la gioia che voglio seminare attorno a me. Gesù, tu sei tutto per me (te lo dico con tutta la coscienza della mia miseria, della mia fragilità, dei miei peccati; te lo dico con lo stesso cuore e con lo stesso impeto con cui Pietro te lo ha detto quella notte in riva al lago!!). Gesù tu sei tutto per me, senza te non posso nulla. Tu sei il pane di vita che la Chiesa mi dà. È per te, in te, con te che posso vivere”. Perché solo in te, con te e per te si può vivere tutto, è possibile vivere tutto, ma proprio tutto. Signore, il mio cuore è così assetato e affamato di te che arde dal desiderio di incontrarti, di lasciarsi incontrare e amare da te, perché ti possa amare dentro ogni cosa e sopra ogni cosa.
E come i discepoli di Emmaus ti supplichiamo: resta con noi Signore perché si fa sera, resta con noi Signore perché la notte scende oscura, le tenebre si infittiscono e ci fanno paura. Io lo so che tu sei sempre con me, ma ho bisogno di domandartelo lo stesso, di gridartelo adesso: resta con me Signore, non mi lasciare mai. Mi sorge spontaneo e irrefrenabile dal cuore come quando l’amato lo dice alla sua amata: resta con me. Come quando il bambino lo dice alla sua mamma: resta con me, perché tu sei tutto quello che mi costituisce e mi rende capace di camminare nella vita anche dentro la notte più buia. “Resta con noi Signore, noi ti preghiamo, al mondo errante dona pace e amore. Senza di te il viver nostro è vano (è solo vacuità, tutto si polverizza prima o dopo senza di te; tutto quello che poniamo, che costruiamo con le nostre mani prima o dopo è solo polvere). Resta con noi, o Signore, l’oscura notte viene, sulla nostra vita scenda il tuo fulgore. Tu sei la luce: illumina il nostro cammino”. Resta con noi Signore, continua a camminare con noi, ad abbracciare e perdonare la nostra vita, a riprenderci sempre nel tuo amore e nella tua compagnia perché possiamo camminare con te. “Quando la sera scende oscura sul cuor che s’impaura mi guidi sempre la fede più presso a te. È il grido del mio cuore che tu lo possa ascoltare o Dio!”. Più presso a te io voglio restare e voglio vivere. Più presso a te voglio vivere tutto, tutto quello che sono chiamato a vivere e mi sarà dato di vivere. Più presso a te, o Signore: come quando nell’amore l’amato non può che mendicare di essere una cosa sola con l’amata. Più presso a te voglio vivere tutte le circostanze, da quelle più banali a quelle più intense e drammatiche, perché attraverso di esse possa lasciarmi incontrare e portare da te, lasciarmi attirare e attaccare alla tua Presenza sempre vincente, lasciarmi trasfigurare dalla potenza redentiva del tuo amore infinito. Più presso a te, perché solo più presso a te è possibile vivere e la vita è vita. Sì, o Signore, più presso a te: questo è il massimo della vita, la massima qualificazione della vita, la massima intelligenza e capacità dell’umano, la massima espressione della bellezza, della gioia, dell’amore e della fecondità. Più presso a te, Signore: sia questa la nostra continua domanda, sia per questo il nostro cammino, la nostra amicizia, il nostro seguire. Perché dall’esperienza tangibile di una vita investita dalla tua Grazia, dall’operare della tua Grazia in noi, chiunque ci darai di incontrare possa sentirsi colpito e attratto da Te, fino a riconoscerti come unico Signore e Redentore.
Nicolino Pompei