nel frammento

NUMERO 4 / ANNO 2021

VIENI PRESTO!

di Barbara Braconi

La festa dell’Immacolata o l’inizio dell’Avvento sono per i cristiani il momento in cui si inizia a lasciar segnare la propria casa e i luoghi che si frequentano dall’imminente Natale, allestendo presepi e addobbando alberi e ambienti con luci e decorazioni. Da alcuni anni, invece, assistiamo ad un’anticipazione sempre maggiore di tale tradizione: negozi e attività commerciali espongono panettoni e mercanzie natalizie già dai primi giorni di novembre e anche nelle case private c’è una gran fretta di mettere gli addobbi. A scuola i bambini fanno a gara a dire che a casa hanno preparato l’albero di Natale e sui social c’è la rincorsa alla pubblicazione delle foto. Mi fa sempre pensare questo bisogno di anticipare qualcosa che si percepisce come bello e che, in qualche modo, aiuta a “divertere”, a distrarsi dal dramma dell’esistenza, ad alleggerire il carico della vita quotidiana. Questa corsa è un modo di esprimere il bisogno del Natale, solo che nessuno sa più di che si tratti. Qualche mattina fa sono entrata in aula insegnanti per prendere il registro. Avevo fretta di andare in classe perché dovevo preparare del materiale per la lezione. Capito nel mezzo di un discorso tra due colleghe che si stavano condividendo la fatica di questi ultimi giorni di lavoro, caratterizzati da quarantene, DAD, gestione della classe in presenza e di alunni in video collegamento, fino ai colloqui con i genitori che hanno riempito gli ultimi pomeriggi sino a tardi. Sento una di loro che dice: “Speriamo che arrivi presto il 23 dicembre”. Desiderio umanissimo! Torno indietro e con un sorriso dico: “No, speriamo che arrivi presto il 25! Abbiamo proprio bisogno che nasca Gesù. Le ferie non bastano”. E sono andata in classe lasciandole volutamente con questa provocazione, per poi volerla riprendere con loro successivamente, alla prima occasione favorevole. In questa corsa all’addobbo o all’acquisto vedo la stessa attesa che segnava il popolo di Israele e che portava Isaia a gridare: “Squarcia il tuo cielo e scendi!”. La differenza fondamentale, però, è che allora il desiderio era chiaro e la domanda era gridata ad una Presenza. Oggi il grido è ovattato, la ricerca mascherata e non si sa più chi attendere, chi cercare, chi domandare. Ho visto foto di case di amici cari, di vecchia data, con calendari dell’Avvento allestiti con grande cura che però nessuno sa perché abbiano quel nome e verso quale data ci si stia camminando. Fiocchi di neve, palline colorate, Babbi Natale, renne, cervi e slitte, stelle e fiocchetti ma del Festeggiato non c’è traccia. Che tenerezza e che struggimento mi sto per Grazia ritrovando verso chi vedo affannarsi o bearsi dietro a queste cose, restando poi sempre più triste, amareggiato, impaurito, rabbioso... Chi risponde a questo nulla? Una Presenza certa, nient’affatto dei discorsi; un’umanità segnata e decisa da questa Presenza certa, mai delle chiacchiere. “Colui per cui il cuore c’è è Uno, Uno davanti, presente, che si può toccare, si può vedere, si può incontrare, si può seguire e si può sempre domandare” - dice Nicolino nel nostro volantino per il Natale di quest’anno. “Quella gioia, quella felicità, quella promessa attesa dal cuore, quella promessa che è il cuore - sentita senza speranza di risposta nel cuore di quei pastori, come nel cuore di ogni uomo (per questo si fa la gara agli addobbi più belli e più preziosi tanto quanto per lo stesso motivo altri possono invece ritrovarsi a dodici-tredici anni ad aggredire con violenza altri ragazzi diventando baby gang o scendere in piazza a manifestare per negare una pandemia che da quasi due anni ci affligge o per protestare contro il green pass o l’obbligo vaccinale...) - in quella notte viene annunciata presente, viva, reale: viene annunciata nella carne di un bambino”. Che ognuno possa accogliere oggi quello stesso invito ricevuto dai pastori e in forza di quella speranza, di quella gioia presentite e ridestate sorprendentemente nel cuore, possano correre per andare a vedere il volto della felicità, quel Bambino, la promessa fatta Uomo.

Nell’esperienza di un grande amore tutto diventa avvenimento nel suo ambito

Ognuno di noi, si ritrova a scrivere lettere o messaggi a Nicolino, o ad altri amici della Compagnia, per il desiderio di consegnare il proprio cuore e condividere quanto sta imparando, il proprio sguardo e il proprio giudizio rispetto a un fatto vissuto o a un momento attraversato… sempre nella certezza di essere accolti, di essere portati nella preghiera e di essere sostenuti dall’insegnamento e dalla testimonianza del nostro carisma.

Sinodo sulla sinodalità. Momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale.

Discorso del Santo Padre

9 ottobre 2021

Celebrazione Eucaristica di apertura

Omelia del Santo Padre

Giornata mondiale dei poveri

Omelia del Santo Padre

14 novembre 2021

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