nel frammento

NUMERO 2 / ANNO 2016

Vieni, Signore Gesù!

di Barbara Braconi

Da pochi giorni è stata chiusa la Porta Santa. Quel gesto simbolico – che non sta di certo a significare l’impossibile fine della Misericordia di Dio che è eterna e mai potrà venir meno – mi ha fatto pensare al momento ultimo della storia in cui, in maniera definitiva, saremo chiamati a comparire davanti al Signore ed emergerà per sempre il giudizio irrevocabile sulla nostra vita, su noi stessi. Ho sentito più di altre volte quello che la Chiesa chiama il santo timore di Dio: non la paura, ma la conseguenza di una maggiore consapevolezza del mio essere creatura e del Suo essere il Creatore… Che tenerezza mi ha poi suscitato – proprio in questo momento – il dono da parte di Papa Francesca della lettera apostolica “Misericordia et misera”. Solo pochi giorni prima, con gli amici che insieme a me vivono l’Eco, mi ero ritrovata a condividere quel passaggio del primo incontro vissuto da Nicolino all’inizio del Convegno di quest’anno, in cui ci aveva riaccompagnato proprio in quel momento del Vangelo in cui Gesù incontra la donna adultera che tutti vorrebbero lapidare. Riprendendo quel commento di Sant’Agostino, che anche Papa Francesco ci propone nella sua lettera, Nicolino ci faceva guardare che in quel momento in cui Gesù invita chi è senza peccato a scagliare la prima pietra, restano solo “la misera” e la “Misericordia” (“Relicti sunt duo: misera et misericordia”). “In questo racconto evangelico – spiega Papa Francesco - non si incontrano il peccato e il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore. Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata. La miseria del peccato è stata rivestita dalla misericordia dell’amore. Nessun giudizio da parte di Gesù che non fosse segnato dalla pietà e dalla compassione per la condizione della peccatrice. A chi voleva giudicarla e condannarla a morte, Gesù risponde con un lungo silenzio, che vuole lasciar emergere la voce di Dio nelle coscienze, sia della donna sia dei suoi accusatori. I quali lasciano cadere le pietre dalle mani e se ne vanno ad uno ad uno (cfr Gv 8,9). E dopo quel silenzio, Gesù dice: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? … Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (vv. 10-11). In questo modo la aiuta a guardare al futuro con speranza e ad essere pronta a rimettere in moto la sua vita; d’ora in avanti, se lo vorrà, potrà “camminare nella carità” (cfr Ef 5,2). Una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente”. Questa esperienza è il tesoro più prezioso che l’Anno Santo della Misericordia ha voluto evidenziarci e donarci. Con gratitudine e con gioia, proseguiamo il nostro cammino, certi di essere sempre più amati di quanto potremo continuare a sbagliare. Con questa certezza nel cuore, ci avviciniamo al Santo Natale facendo per sempre nostro il grido dell’Avvento: “Vieni, Signore Gesù! Vieni e non tardare! Ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te!”.

Barbara Braconi

Il nostro volantino di Natale

Inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te

Discorso di Papa Francesco ai partecipanti al giubileo delle persone socialmente escluse.

Venerdì, 11 novembre 2016

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.

Omelia di Papa Francesco

Domenica, 20 novembre 2016

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