NUMERO 1 / ANNO 2025
PENSIER HA PUR DI ME
In trentasette giorni di ricovero in ospedale, solo una volta avevamo sentito la voce di Papa Francesco in un brevissimo audiomessaggio del 6 marzo e un’altrettanta unica volta, il 17 marzo, avevamo ricevuto una sua fotografia, scattata durante la Santa Messa nella cappellina del mini appartamento papale. Domenica 23 marzo, per la prima volta dopo tutto questo tempo, il Santo Padre si è affacciato dal policlinico Gemelli e ha pronunciato alcune parole. Sarebbe interessante ascoltare ciò che ognuno si aspettava avrebbe detto. Era facile pensare che avrebbe potuto rivolgere un saluto ai cattolici di Gaza o un generale appello per la pace. Sbaragliando ogni immagine e previsione, Papa Francesco, dopo aver scandito le parole: “Grazie a tutti!”, si è soffermato su una singola persona tra la folla dicendo: “E vedo questa signora con i fiori gialli! È brava!”. Noi ci trovavamo in Piazza San Pietro, in fila per il passaggio alla Porta Santa, e abbiamo seguito questo struggente momento dai maxi schermo. Mi sono ritrovata una profonda commozione perché lo sguardo del Papa a quella singola donna mi ha improvvisamente fatto risentire lo sguardo di Gesù a Matteo seduto al banco delle imposte, il Suo accorgersi dell’emorroissa che Lo aveva toccato e simili momenti narrati dal Vangelo. Mi è risuonato nel cuore un verso di una poesia di Clemente Rebora, tratto dalla raccolta Canti dell’infermità, che, nei primissimi anni del nostro cammino, Nicolino riprendeva spesso con noi in prossimità della Pasqua: “Mentre Gesù all’universo intende, / pensier ha pur di me”. In un momento tragico come quello attuale, lo sguardo del Papa ad una signora tra tanti è stato il segno dell’Amore di Dio che è per tutti e per ciascuno. Nel segno di quella donna, nel segno di quei fiori gialli c’è la considerazione della vita di ciascuno di noi fin dentro ogni dettaglio; niente della nostra vita è scartato, ogni istante - anche il più breve e apparentemente banale - vale e partecipa del rapporto con l’Infinito. Dimesso dall’ospedale, prima di rientrare a casa, Papa Francesco è voluto passare davanti alla chiesa di Santa Maria Maggiore per un saluto e una preghiera alla Madonna, seppur dalla macchina, senza poter scendere. E a Lei, proprio lì, ha fatto portare quel mazzo di fiori gialli. Sono gesti, sono mosse che ci testimoniano il continuare ad “abitare in mezzo a noi” di Gesù, lo sviluppo nella storia di quei Suoi trent’anni a Nazaret, dei tre anni lungo le strade di tutta la Palestina, dei tre giorni a Gerusalemme. Sono il segno che “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo… Lui vive e ti vuole vivo”.