nel frammento

NUMERO 4 / ANNO 2022

...come un sole che sorge

di Barbara Braconi

In questi primi giorni di Avvento mi ha colpito particolarmente quante volte e come la preghiera della Chiesa sottolinei il dono della luce. L’inno delle lodi è quello che più mi sta facendo compagnia dentro le giornate: “Fuggano i sogni e le angosce, splende la luce di Cristo. […] Un astro nuovo rifulge fra le tenebre del mondo”. Sono preghiere che conosco a memoria da tanti anni ma che ora sento nuove e decisive per l’affronto di una giornata.

Queste ultime settimane sono state per me intense. Un fatto drammatico, finito tra le notizie nazionali di “cronaca nera”, mi è accaduto proprio tanto vicino provocandomi un dolore profondo, che porto nel cuore. Non a caso si chiama “nera”, perché narra eventi dove sembrano prevalere le tenebre. Una giovanissima donna di origine ucraina, mamma di uno dei più piccoli alunni della mia scuola, è stata uccisa a coltellate dal marito da cui si stava separando, in una normalissima e tranquilla città italiana di provincia. “A volte ci sembrano cose tanto lontane, che possono succedere solo agli altri, mentre in un attimo ti accorgi che accadono anche a te, a chi vive dietro la porta accanto alla tua” - mi diceva piangendo un collega la mattina in cui il corpo della ragazza è stato ritrovato, ponendo fine alle ricerche durate meno di una giornata.

La domenica successiva la città si è ritrovata in piazza per una fiaccolata, con l’idea di raccogliere i resti delle candele usate, per farne altre da inviare in Ucraina, terra che Anastasia, la giovane donna uccisa, aveva lasciato per mettersi al sicuro dalla guerra e proteggere il suo bambino. Terra dove oggi mancano spesso anche le candele per fare un po’ di luce, in assenza di quella elettrica. Sono giorni che mi imbatto con il manifesto di questa fiaccolata e ogni volta vedo crescere in me lo struggimento per chi lo ha voluto e per chi ha accolto l’invito, cercando giustamente conforto, attenzione, protezione, giustizia. Ma oggi, che la pioggia e il vento hanno già portato via quei manifesti e i mass media si indirizzano ad altro, perché hanno esaurito le notizie e i dettagli per la nostra vana curiosità; oggi che lo sgomento e l’indignazione sembrano aver lasciato il posto all’accensione dell’albero di Natale in piazza, alla musica in filodiffusione per le vie del centro, alla corsa agli acquisti e a tutto l’effimero che pare riempire il tempo dell’Avvento senza che nessuno si chieda Chi stiamo attendendo e Chi festeggeremo; oggi ad Anastasia chi pensa più? Chi continuerà ad essere accanto alla sua famiglia? In un attimo i riflettori si spostano su altro e il nero colora non più la cronaca ma il cuore di chi dalla tragedia è stato direttamente colpito. Come l’ho visto negli occhi straziati della mamma di Anastasia e in quelli arrabbiati della sorella!

Ma quel bisogno di una luce, che il cardinal Newman chiamava gentile, è di tutti noi, anche in circostanze e condizioni più feriali e apparentemente banali. Penso alla mia fatica di un altro momento di questi giorni in cui, all’urgenza e alla difficoltà di trovare una badante per mia mamma e mio fratello, si è aggiunto il particolare di un guasto alla lavastoviglie, comprata appena due mesi e mezzo fa. A chiamare, nel pieno degli sconti del black friday, il grande rivenditore dove l’abbiamo acquistata per chiedere l’assistenza prevista dalla garanzia, c’è da impazzire. Eppure, anche in momenti così, sto risperimentando la dolcezza e la forza della domanda: “Vieni Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce… O luce beatissima invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli”. E sto gustando la potenza della Sua compagnia che si rende presente attraverso quel tratto dell’insegnamento di Nicolino da cui mi lascio rincontrare, quella Lettura della Parola di Dio del giorno, quella testimonianza di un amico che ti raggiunge… E la giornata si ritrova illuminata. È proprio vero che “la vera gioia non è l’eliminazione della notte, delle condizioni e delle circostanze drammatiche, ma è la presenza di una luce dentro le tenebre, che rifulge nelle tenebre, più forte delle tenebre. È dentro la notte che sorge il giorno della presenza di Cristo, è nelle tenebre che risplende la luce della presenza di Gesù” (Nicolino Pompei, Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena). Una luce che non finisce, una luce che non delude, una luce che non viene mai meno. Non a caso i cristiani dei primi secoli hanno voluto celebrare il Natale del Signore nella data in cui prima i pagani festeggiavano il Sol Invictus, subito dopo il solstizio d’inverno. Un segno, piccolo e forte di questa vittoria, è la gratitudine commossa che la mamma di Anastasia ha voluto manifestarmi per quello che abbiamo fatto per il suo nipotino da quando è rimasto solo e per quelle canzoni della scuola che il piccolo le ha cantato vedendola, come prima faceva in video chiamata. Un segno - mi diceva lei - della serenità che comunque, nella tragedia, questo bimbo ha continuato a respirare a scuola. Un segno per me del Natale che continua ad accadere, per me, per te, per il mondo intero.

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